– di Paolo Balmas –
Fra le tante cose che ha detto il presidente Trump in questi ultimi giorni vi è stato anche un commento sul dominio del dollaro sui mercati commerciali e finanziari internazionali. Trump ha minacciato di imporre dazi del 100% sui prodotti importati negli Stati Uniti dai paesi che utilizzeranno monete alternative al dollaro. Sullo sfondo di questa minaccia si intrecciano due dinamiche, che di fatto possiedono la potenzialità di cambiare il sistema monetario internazionale come lo abbiamo conosciuto fino a oggi. La prima è la creazione da parte dei paesi definiti Brics+ di una nuova infrastruttura finanziaria capace di facilitare gli scambi commerciali crescenti fra loro; la seconda è il crescente bisogno di alleggerire la dipendenza dal dollaro da parte di paesi che subiscono sanzioni sia sull’utilizzo del sistema interbancario Swift che sull’accesso alle proprie riserve in dollari.
La reazione di Trump a queste dinamiche è stata interpretata da molti osservatori, sia negli Usa che all’estero, come un cane che si morde la coda. Cioè l’effetto di rappresaglie da parte della Casa Bianca non potrà fare altro che accelerare il distacco di mercati emergenti dal sistema finanziario internazionale dominato dal dollaro. Questa idea deriva dal fatto che dal momento in cui sono state escluse Iran e Russia dallo Swift ed è stato limitato l’accesso alle riserve in dollari e ai depositi che avevano in Europa, i paesi che continuano ad avere relazioni economiche con loro (ad esempio India e Cina) non hanno esitato a utilizzare monete locali per portare a termine transazioni commerciali. In questo modo, hanno mostrato concretamente agli altri membri dei Brics+ che è molto facile vivere senza il dollaro se necessario. Ma fino a che punto?
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January 24, 2025
Economia, Strategia