– di Andrew Spannaus –
L’incriminazione formale di Donald Trump da parte del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti riguardante la conservazione di documenti classificati rappresenta un secondo passo importante nella serie di azioni legali in corso contro l’ex presidente repubblicano. Le implicazioni di questa accusa sono maggiori rispetto a quella per la falsificazione dei conti delle sue attività commerciali nello Stato di New York ad aprile, principalmente perché si tratta di un’accusa federale, ossia a livello governativo nazionale, e non statale.
Ci sono delle differenze significative: 1. le accuse federali sono considerate più serie e solide per come vengono valutate le prove prima di passare all’incriminazione; 2. il procuratore non è un funzionario eletto e quindi è meno soggetto ad accuse di politicizzazione; 3. si tratta di un reato contro lo Stato; e 4. è possibile e forse anche probabile che Donald Trump possa finire in prigione nel caso federale, una possibilità molto remota nel procedimento relativo alle irregolarità finanziarie di New York. Ed è chiaro che il procuratore federale ha pensato a come andare avanti in modo spedito, ad esempio spostando il procedimento in Florida per evitare rallentamenti procedurali da parte dell’imputato.
Tuttavia, anche in questo nuovo caso, l’atto di accusa non raggiungerebbe la soglia necessaria per impedire a Trump di portare avanti la sua nuova candidatura alla presidenza. Si tratta comunque di un comportamento irrespettoso delle regole – ed è difficile pensare che le prove non siano piuttosto forti in questo caso – ma il rifiuto di restituire documenti classificati e l’ostruzione delle indagini sono comportamenti che toccano solo parzialmente i veri motivi per cui le istituzioni americane, così come la maggioranza della popolazione, credono che Donald Trump non debba nemmeno avvicinarsi di nuovo alla Casa Bianca: il rischio che rappresenta per l’ordine costituzionale, dimostrato chiaramente dai suoi tentativi di ignorare e ribaltare i risultati delle elezioni del 2020.
Pertanto, se da un lato questa incriminazione è più forte di quella di New York, dall’altro bisognerà aspettare la prossima – che verosimilmente riguarderà l’interferenza nelle elezioni – per processare Trump sul tema più importante in termini istituzionali.
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June 10, 2023
Notizie, Politica