Il vertice Usa-Russia di Ginevra segna l’inizio di un processo che, nelle intenzioni di Washington, porterà ad un cambiamento nell’equilibrio del potere globale. Biden ha offerto a Putin un “Dialogo tra grandi potenze”, con l’obiettivo di aumentare la stabilità e la prevedibilità nei rapporti, mentre persegue l’obiettivo principale degli Stati Uniti in questo periodo: contrastare l’espansione cinese e la crescente partnership tra Pechino e Mosca.
L’ironia è che anche in questo campo, Biden sta portando avanti un proposito espresso dal suo predecessore. La volontà di aprire alla Russia è stata tra i temi dominanti della precedente amministrazione, che però ha decisamente fallito l’obiettivo, in quanto i rapporti con Mosca sono perfino peggiorati. Trump è stato frenato dalle istituzioni politiche e militari, come anche dai grandi organi di stampa, che hanno messo il Russiagate – con le sue forti conseguenze in termini di politica estera – al primo punto dell’agenda. Dunque la strategia, auspicata da alcune voci importanti ma minoritarie, di avvicinare la Russia piuttosto che spingerla sempre di più verso l’Asia, sembrava morta; tanto di più con l’imminente ritorno dei falchi anti-Mosca che dominano l’establishment democratico.
A Ginevra, infatti, accanto a Biden c’erano Antony Blinken e Victoria Nuland, il primo noto per il suo appoggio ad una linea di interventi umanitari e forti critiche agli avversari sul tema dei diritti umani, la seconda tra le più aggressive nel perseguire una strategia anti-russa come vista anche dal suo ruolo nel gestire l’intervento Usa in Ucraina. Ma per ora Biden ha messo in secondo piano l’opposizione del Dipartimento di Stato, sviluppando il suo nuovo approccio attraverso il Consiglio di Sicurezza Nazionale.
Non sarà una passeggiata: le frizioni saranno sempre presenti sia a Washington sia a Mosca, e le tensioni potranno tornare ad aumentare facilmente. Ad oggi, però, si può almeno parlare della possibilità di un rapporto migliore nei prossimi anni. Le speranze di Washington di staccare Mosca da Pechino sono forse un po’ velleitarie, data anche la volontà/necessità di Biden di sferrare critiche di tipo morale. Ma la scommessa della Casa Bianca è che la franchezza su temi come i diritti umani potrà servire da scudo contro le critiche (anche quelle interne alla Russia, da parte di chi non vuole vedere un Putin troppo occidentale), mentre il dialogo profondo potrà andare avanti in parallelo. I benefici si potranno vedere in numerosi campi, dal controllo degli armamenti al contrasto alla pirateria informatica, alla “stabilità strategica” in zone calde come l’Afghanistan, la Siria, l’Iran e la Corea del Nord.
Qui un’intervista rilasciata da Andrew Spannaus proprio mentre si stava concludendo il vertice di Ginevra il 16 giugno.
– Newsletter Transatlantico N. 20-2021
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