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Sintesi o rigetto: la via americana e quella europea nella lotta al “populismo”

March 18, 2021

Politica

– Andrew Spannaus per Aspenia online –

La fase acuta del cosiddetto populismo politico che ha interessato l’Occidente negli ultimi cinque anni volge al termine: la presidenza di Donald Trump è finita, e gli Stati Uniti sono tornati ad una sorta di normalità istituzionale, nonostante la forte conflittualità sviluppatasi durante il mandato del quarantacinquesimo presidente; mentre in Europa i partiti euroscettici sono stati tenuti fuori dai governi, oppure costretti a modificare le loro posizioni, come nel caso italiano. Di fatto, la minaccia all’ordine costituito da parte di questi “outsider”, o comunque delle forze che hanno cavalcato il diffuso malcontento verso quelle che si considerano l’establishment o le classi dominanti, sembra essere superata, almeno per ora.

E’ dunque il momento di fare un bilancio, di valutare non tanto il successo dei populisti in termini diretti, ma gli effetti che questi movimenti politici hanno avuto sulla direzione generale dei paesi interessati. Occorre chiedersi infatti se la forte reazione collettiva contro un’élite ritenuta incapace di rispondere alle istanze di una grossa fetta della popolazione, abbia costretto tale élite a rivedere il proprio metodo di azione, e quindi rappresenti un momento di debolezza dell’establishment; oppure se si tratta di una vittoria dei cosiddetti poteri forti, che hanno dimostrato di saper resistere a chi ha minacciato il sistema di governo dominante.

A fare un confronto tra la situazione negli Stati Uniti e quella in Europa, non si può che notare una differenza significativa.

 
articolo pubblicato su Aspenia online il 17.3.2021.
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