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Asia Centrale

Il grande gioco cinese in Asia centrale

July 24, 2021

Economia, Strategia

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– di Paolo Balmas –

Il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha partecipato alla riunione della Shanghai Cooperation Organization (SCO) a Dushanbe (Tajikistan) durante la quale ha chiesto agli Usa di non abbandonare il peso della situazione afgana sulle spalle dei paesi confinanti dell’Asia centrale, una regione chiave per i progetti espansionistici cinesi. L’interesse cinese nelle ex repubbliche sovietiche possiede varie dimensioni, dalla sicurezza energetica allo sviluppo della Cintura economica. Tuttavia, di recente, la Cina ha gli occhi puntati in particolare sull’Afghanistan. Il ritiro delle truppe annunciato dagli Usa rischia di lasciare una situazione instabile nel paese centroasiatico e nell’intera regione. Molti osservatori temono un rapido deterioramento degli equilibri che sono già poco stabili. Alla Cina si presenta la possibilità di assumere un ruolo più decisivo nell’intera vicenda.

La Cina non teme solo la penetrazione nella provincia dello Xinjiang di individui provenineti dall’Afghanistan e il potenziale aumento delle attività terroristiche sul suo territorio, ma teme anche la destabilizzazione o cambiamenti di posizione nei paesi limitrofi, come il Turkmenistan e il Pakistan. Negli ultimi venti anni, la Cina ha mantenuto un dialogo con le forze talebane attraverso il Pakistan, ma ciò non basta ad assicurare una transizione regolata e priva di ripercussioni per i progetti cinesi. Ciò che viene solitamente definito ‘talebani’ si riferisce a una realtà complessa e frammentata che richiede un approccio multilaterale nella regione. In questo modo, la Cina promuove una cooperazione a livello della SCO e si offre di collaborare con Washington e Bruxelles.

L’obiettivo è di non far ricadere la regione in uno stato permanente di guerriglia e attentati che richiederebbe un impegno più profondo ed esplicito da parte cinese per la difesa degli interessi nella regione. Mentre il Ministro cinese, durante il suo viaggio, assicurava al Turkmenistan l’impegno in ambito della sicurezza nazionale e regionale, le forze armate delle repubbliche centroasiatiche si spostavano sul confine afgano, per prepararsi alle conseguenze della ritirata statunitense. La Cina ha un rapporto economico solido con il Turkmenistan, al quale fornisce armamenti e dal quale importa gas naturale, che prevede la realizzazione di una partnership strategica in ambito energetico, incluso lo sviluppo di energia rinnovabile e nucleare per l’intera regione.

La Cina ha la possibilità di cominciare ad assumere un ruolo più consistente nelle relazioni internazionali attraverso la crisi afgana. Si potrebbe trattare di un banco di prova importante per il futuro della diplomazia cinese. Considerato l’aumento delle operazioni talebane, osservato da alcuni analisti, in prossimità dei valichi che uniscono la Cina all’Afghanistan, si potrebbe addirittura presentare il caso di un intervento militare cinese sul confine in un futuro non troppo lontano. Tuttavia, il sogno di una rinascita delle vie commerciali attraverso Afghanistan e Iran (che sarebbe la via più veloce per raggiungere il Mediterraneo) è ancora lontano e il potenziale disordine lasciato da un ritiro delle forze della Nato lo allontana ancora di più.

Newsletter Transatlantico N. 23-2020

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