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Un gruppo di politici democratici americani hanno firmato una promessa a perseguire una fine “responsabile e opportuna” ai conflitti militari in cui gli Stati Uniti sono impegnati nel mondo. Si tratta di un’iniziativa anti-guerra un po’ particolare, condotta da “Common Defense”, un gruppo che conta oltre 20 mila veterani negli Stati Uniti. Piuttosto che contrastare la guerra con le manifestazioni per strada, puntano a sviluppare un’attività di pressione politica nei corridoi del potere, e in alcune campagne elettorali in giro per il paese.
Per ora si tratta solo di 8 tra deputati e senatori, ma ci sono alcuni nomi pesanti, tra cui due candidati molto in vista nelle primarie democratiche, Bernie Sanders e Elizabeth Warren. Ci sono anche Congressisti alle prime armi – ma molto chiacchierati – come Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, e Ro Khanna.
Si tratta di un altro indicatore di come sta cambiando il clima politico negli Stati Uniti. Fino a pochi anni fa, i candidati democratici per la Casa Bianca pensavano di doversi dimostrare forti in politica estera, per non essere accusati di debolezza o pacifismo. Il cambiamento è iniziato nel 2008, quando Barack Obama ha sconfitto Hillary Clinton attaccandola per il suo voto a favore della guerra in Iraq, e promettendo anche di incontrare i leader mondiali senza preconcetti (citando paesi come Iran, Siria, Venezuela, Cuba e Corea del Nord). 8 anni più tardi, Donald Trump si è scagliato contro le “guerre inutili”, con ottimi risultati nelle primarie repubblicane.
Questa volta è difficile pensare che i candidati più centristi difenderanno le guerre per smarcarsi da quelli più a sinistra. Forse tenteranno qualche distinguo sottile, ma ormai è evidente che la politica estera preferita tra le istituzioni di Washington non ha molto sostegno tra l’elettorato nel resto del paese.
– Newsletter Transatlantico N. 10-2019
March 16, 2019
Notizie, Politica