-di Andrew Spannaus –
Con l’inizio delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, l’Italia si trova di fronte ad un bivio. Negli ultimi 5 anni l’atteggiamento delle istituzioni politiche è stato di resistere contro l’ascesa dei partiti cosiddetti populisti, sperando di tenere fuori dai corridoi del potere chi manca di competenze o esprime posizioni anti-Europa e anti-immigrazione. Piuttosto che prendere in considerazione una revisione profonda delle politiche dell’Ue, per rispondere agli effetti negativi della globalizzazione finanziaria e all’evidente fallimento delle politiche di austerità, si è tentato di screditare gli outsider per salvare l’establishment. Così si continua a ripetere che Virginia Raggi ha gestito male Roma, che i grillini non hanno un programma serio, e che la Lega di Matteo Salvini lederebbe alla credibilità dell’Italia in Europa.
Prevedibilmente, questa strategia è fallita. Alla prova dei fatti gli elettori italiani non hanno visto un miglioramento della situazione del paese tale da fidarsi di chi ha governato fino ad adesso; anzi, data la possibilità, li hanno mandati volentieri a casa. Si chiede un cambiamento, e sono sufficienti anche promesse vaghe e grossolane purché rappresentino una rottura con le politiche degli ultimi 25 anni. Dunque la maggioranza dei voti è andata a partiti fortemente critici del sistema attuale.
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April 7, 2018
Politica