(free) – di Paolo Balmas –
Mentre in Occidente si parla di una Cina socialista, non aperta alle dinamiche del libero mercato, si prospettano all’orizzonte i piani di Washington per penetrare ancora di più nel mercato più grande del mondo, almeno in termini di potenziali consumatori. Tale penetrazione si svolgerà, ma già si svolge, su due piani principali. Il primo riguarda il mercato degli idrocarburi; il secondo, il settore finanziario, bancario e assicurativo. Da quando gli Usa sono diventati esportatori di petrolio (dicembre 2015), hanno puntato al mercato cinese, con successo. La Cina, che già era terreno di sfida fra Russia e Arabia Saudita (gli altri due grandi produttori di petrolio dopo gli Usa), si è vista favorevole all’acquisto di petrolio americano, che tra l’altro, è arrivato proprio in concomitanza con la liberalizzazione del mercato dei raffinatori privati in Cina.
Sul secondo fronte, l’apertura dei propri mercati finanziari da parte di Pechino era da tempo attesa. Il presidente Xi Jinping l’ha infine annunciata lo scorso aprile 2018. Sebbene la reazione di molti grandi investitori tarderà a mostrarsi, ora è possibile acquistare gli asset finanziari cinesi con una ben più ampia libertà. In breve, i limiti del 20% per un singolo investitore e del 25% per l’insieme di investitori stranieri in una banca cinese, saranno rimossi e portati al 51%. Nell’arco di tre anni, saranno definitivamente eliminati. Anche le altre attività finanziarie e le società di assicurazione saranno esposte al mercato estero. Le acquisizioni dello sterminato sistema finanziario cinese costituiranno uno dei maggiori affari dei prossimi anni. Gli asset delle banche cinesi equivalgono a un totale di circa 30 trilioni di dollari e solo una porzione del 1,4% appartiene a entità straniere (dati del 2015). Sarà lentamente semplificato anche il processo per le banche straniere di penetrare nel vasto mercato cinese. Per il momento, le banche straniere che operano su territorio cinese sono 39 e hanno 1031 sedi in 70 città, ovvero solo lo 0,4% della rete bancaria in Cina (dati del 2013).
– Newsletter Transatlantico N. 29-2018
September 13, 2018
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