(free) – Paolo Balmas –
La settimana scorsa, la cinese ZSM ha siglato un accordo con l’iraniana Industrial Development and Renovation Organization (IDRO) per la realizzazione di un impianto di desalinizzazione dell’acqua, che comporta il relativo trasferimento di alta tecnologia. Nell’arco di diciotto mesi sarà avviato un impianto capace di produrre cinquantamila filtri l’anno, che potranno essere utilizzati sia per l’acqua potabile che per le industrie dell’acciaio e chimica. Il costo stimato dell’operazione è di 24 miliardi di dollari.
Dopo la decisione dell’amministrazione Trump di recedere dall’accordo sul nucleare iraniano, malgrado il tentativo di molti governi di mantenere in vita i rapporti con Teheran, le grandi imprese di tutto il mondo hanno abbandonato gli affari nella Repubblica islamica. Al di là della dimostrazione di Washington di poter influenzare l’operato delle imprese private straniere e quindi di modificare il mercato, si è assistito alla prova di quanto potere reale può esercitare chi controlla le infrastrutture finanziarie, minacciando l’accesso al sistema dei pagamenti internazionali attraverso le sanzioni. Solo la Cina, che subito aveva detto di non voler rinunciare al petrolio iraniano, tanto meno al mercato emergente di oltre ottanta milioni di persone controllato da Teheran, sta continuando a seguire l’agenda prefissata.
Mentre Pechino procede per la sua strada in Iran, crescono le divergenze con Washington. Infatti, dopo un incontro con il presidente panamegno avvenuto a Città del Messico, il segretario di stato Mike Pompeo, durante una conferenza stampa, ha pubblicamente ammonito Panama, ma anche gli altri paesi della regione, a fare molta attenzione ad accettare finanziamenti cinesi. Gli Usa sono entrati in aperta competizione con la Cina per la realizzazione di infrastrutture in America centrale.
– Newsletter Transatlantico N. 35-2018
October 25, 2018
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