(free) – di Paolo Balmas –
La Cina ha aperto il 2017 con esercitazioni militari in grande stile nel Mar cinese meridionale. L’aviazione ha eseguito manovre a lungo raggio che hanno catturato l’attenzione dei vicini giapponesi e taiwanesi. L’unica portaerei cinese era presente e lo scorso dicembre è stato confermato dal Ministero della Difesa di Pechino che una seconda è in costruzione.
Finite le esercitazioni nel sud, una squadra di aerei cinesi, fra i quali vi erano sei bombardieri H-6K, sono passati sopra lo stretto che separa la Corea dal Giappone. Le aviazioni militari dei due paesi si sono alzate in volo, mentre i rispettivi governi accusavano Pechino di intimidazione, visto che gli aerei cinesi hanno violato la zona di identificazione. Secondo la Cina si è trattato di una semplice esercitazione di routine.
Infine, viaggiando verso nord, di ritorno dalle esercitazioni, la flotta è entrata nello spazio di identificazione a ridosso delle acque di Taiwan (senza violare le acque territoriali). Anche in questa occasione l’aeronautica militare è entrata in azione. Gli aerei taiwanesi hanno intercettato le navi cinesi e hanno accusato Pechino di provocazione.
Si assiste a un aumento della tensione o alla volontà di aumentare la tensione. In qualsiasi caso, Rex Tillerson, il futuro Segretario di Stato a Washington, durante le audizioni del 12 gennaio 2017 presso il Senato degli Stati Uniti, ha criticato duramente la posizione di Pechino nei mari che bagnano la Cina, a tal punto da asserire che se l’atteggiamento assunto non cambierà, gli Usa prenderanno in considerazione la possibilità di non far accedere i cinesi alle isole artificiali realizzate in acque contese.
Considerata dal punto di vista cinese, la situazione si ribalta completamente. Infatti, Pechino accusa gli Stati Uniti per le pressioni esercitate sulla Corea del Sud affinché posizioni il sistema antimissilistico THAAD della Lockheed Martin sul proprio territorio, convinta che il motivo reale non sia la minaccia nordcoreana. Anche la presidente Park, che di recente ha subito un’istanza di impeachment, aveva dichiarato che il THAAD non sarebbe stato necessario per difendersi da Pyongyang. A tal proposito, Tillerson, nella stessa occasione, ha affermato che gli Usa non possono più tollerare le false promesse cinesi sull’impegno contro la Corea del Nord.
Tuttavia, Pechino ha imposto per la prima volta un blocco alle importazioni di carbone dalla Corea del Nord poche settimane fa. La sanzione colpisce una delle entrate su cui il governo nordcoreano poteva ancora contare per sostenere la disastrata economia interna (sull’orlo del baratro secondo gli analisti di vari paesi).
Inoltre, Pechino assiste in questi giorni all’arrivo dei primi F-35B in Giappone, che andranno a potenziare l’aviazione statunitense in Estremo Oriente. E probabilmente teme che le tensioni finiscano per sprigionarsi proprio sulla Corea del Nord.
Seoul ha pubblicato il libro bianco della Difesa lo scorso 11 gennaio. Si legge che Pyongyang possiede la quantità di plutonio per armare dieci testate nucleari (circa 50 kg), oltre al fatto che la tecnologia di miniaturizzazione per la preparazione delle armi è migliorata sensibilmente.
Infine, un avvertimento è arrivato anche da Ashton Carter, che si prepara a lasciare il Pentagono insieme al presidente Obama. Carter ha detto chiaramente che se la Difesa degli Stati Uniti riterrà il prossimo lancio di missile balistico nordcoreano come una reale minaccia per il proprio paese, allora si agirà per intercettarlo.
Tutto sembra convergere nella delicata fase in cui un incidente potrebbe verificarsi, con ogni parte che azzarda le proprie mosse al fine di assumere una posizione solida e precisa, nell’attesa dell’insediamento della nuova Amministrazione Trump.
– Newsletter Transatlantico N. 3-2017
January 15, 2017
Notizie, Strategia