(free) – di Andrew Spannaus –
Durante la campagna elettorale del 2016 Donald Trump e i suoi consiglieri per la politica estera hanno criticato spesso e duramente l’accordo siglato con l’Iran del 2015. Tuttavia nei primi mesi della nuova Amministrazione l’atteggiamento è stato più misurato. In via ufficiosa si è fatto sapere che non si prenderanno misure per recedere dall’accordo. Le motivazioni includono il ruolo dell’Iran nella guerra in Siria, e le difficoltà che si creerebbero nei rapporti con la Russia. Inoltre è diventato evidente che nonostante le reticenze del Tesoro Usa, per il resto del mondo l’apertura all’Iran è già iniziata; infatti l’accordo è stato raggiunto tra l’Iran e il P5+1, cioè i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania, e dunque non basta che un singolo paese si chiami fuori.
I falchi anti-Iran del Senato Usa, da parte sia democratica sia repubblicana, non hanno ancora digerito la cocente sconfitta comminata da Obama nei loro confronti. Per chi segue la politica americana, è stato sorprendente infatti che l’Amministrazione fosseriuscita a vincere un voto contro l’opposizione dell’AIPAC, (American Israel Public Affairs Committee), la lobby della destra israeliana negli Stati Uniti.
Ora che alla Casa Bianca c’è qualcuno più aperto alle istanze anti-Iran, è stata introdotta una nuova proposta di legge al Senato, che renderebbe molto più difficile proseguire nel percorso di riduzione delle sanzioni previste dall’accordo. Il presidente dovrebbe firmare una serie di deroghe, ognuna delle quali sarebbe decisiva per mantenere gli obblighi assunti in precedenza. Dunque diventerebbe molto più facile violare l’accordo, introducendo un elemento di costante incertezza.
La nuova proposta di legge porterebbe anche alla designazione della Guardia Rivoluzionaria iraniana (IRGC) come gruppo terroristico, passo mai intrapreso in passato perché innescherebbe una serie di ritorsioni tra le strutture militari dei due paesi. Inoltre al momento le truppe americane e iraniane combattono dalla stessa parte in Iraq e in Siria.
Il sostegno per la nuova iniziativa legislativa, naturalmente promossa anche dall’AIPAC, è bipartisan. Oltre ai soliti sospettati come i Senatori Marco Rubio e Ted Cruz, repubblicani, troviamo tra gli sponsor numerosi democratici, compresi alcuni che a suo tempo avevano votato a favore dell’accordo.
La decisione di avvicinarsi alla rottura dell’accordo con l’Iran dimostra che una parte significativa delle istituzioni americane segue ancora la linea degli interventisti (di destra e anche di sinistra), che non hanno alcuna intenzione di seguire la strada diplomatica resa possibile nell’ultimo periodo. Per il Presidente Trump, che durante la campagna ha beneficiato molto dell’opposizione della popolazione americana alle avventure militari, avere la possibilità di violare l’accordo con l’Iran in qualsiasi momento sarà una grande sfida. Occorrerà cercare di guadagnare tempo, per evitare di tornare indietro ed innescare un nuovo circolo vizioso a livello diplomatico e militare.
– Newsletter Transatlantico N. 17-2017
March 31, 2017
Notizie, Strategia