(free) – di Paolo Balmas –
La prossima domenica, 2 luglio 2017, si terranno le elezioni per l’Assemblea cittadina di Tokyo. L’attuale governatrice, Yuriko Koike, eletta nell’estate del 2016 e prima donna nella storia alla guida della capitale giapponese, ha deciso poche settimane fa di sfidare il partito di governo di Shinzo Abe (il PLD) con un proprio partito, il Tomin First (fondato lo scorso gennaio – la parola Tomin indica i cittadini di Tokyo). Uno degli ultimi sondaggi ha dato il gruppo di Koike in vantaggio di tre punti rispetto al PLD. Secondo le stesse proiezioni, inoltre, il Premier avrebbe perso nove punti di consenso a livello nazionale. Per Abe, che si è ritrovato costretto a scusarsi pubblicamente, in perfetto stile giapponese, per i toni forti che aveva usato nelle ultime sedute in Parlamento, dovuti alla reazione a una serie di questioni sollevate dall’opposizione e dai media, la sfida di Koike rappresenta un pericolo. Prima di tutto perché le elezioni di Tokyo hanno sempre influenzato quelle nazionali, che si terranno nel 2018. D’altronde il governatorato di Tokyo è costituito da circa 13,5 milioni di persone e produce un quinto del Pil nazionale (quasi 900 miliardi di dollari).
Sebbene non ci sia stata nessuna conferma, molti sospettano che Koike stia cavalcando il malcontento accumulato dagli elettori giapponesi dovuto all’Abenomics (ovvero l’insieme delle manovre economiche e finanziarie del governo Abe, che dovevano essere accompagnate da riforme strutturali che non sono state ancora messe in atto dopo anni di promesse), al fine di diventare la prima donna a guidare il Giappone. Il consenso di cui ha goduto Abe negli scorsi anni è dovuto in parte anche alla controversa riforma del sistema di sicurezza nazionale, che secondo molti contraddice il senso profondo del pacifismo espresso nella Costituzione (art. 9). Koike ha sostenuto la riforma e ha espresso in passato una posizione ben più dura di quella di Abe, ad esempio sulle isole contese con la Russia. Koike è stata anche la prima donna ministro della Difesa (una carica durata poche settimane) e la prima presidente donna dello stesso PLD di Abe.
Il Tomin First è attualmente rappresentato da 5 membri nell’Assemblea cittadina, costituita da 127 seggi. Gli esponenti del PLD sono 56 e quelli del Komeito, il partito alleato di governo a livello nazionale, sono 22. Ma a Tokyo sembra che l’elettorato del Komeito sosterrà Koike. Uno dei tanti sondaggi indica la possibilità di conquistare 64 seggi da parte di questa nuova alleanza locale. Secondo alcuni analisti, la vittoria di Koike potrebbe costituire l’inizio del declino di Abe che, malgrado i grandi dibattiti politici che ha scatenato, ha goduto (e in parte gode ancora) di un ampio consenso presso la popolazione. Se l’operazione della governatrice Koike funzionerà, vuol dire che anche in Giappone è stato fino a ora sottovalutato il malcontento dell’elettorato: una possibile rivolta degli elettori che il neonato Tomin First tenta di cogliere sul nascere. Non sembra un caso che il nome del nuovo partito ricordi apertamente lo slogan di Trump, America First!
– Newsletter Transatlantico N. 30-2017
July 1, 2017
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