– di Andrew Spannaus – (foto: il GCHQ inglese)
Sotto continuo attacco per i contatti con la Russia durante e dopo la campagna elettorale, il Presidente Donald Trump si è scagliato contro l’ex Presidente Barack Obama sabato scorso, accusandolo di aver ordito una serie di intercettazioni contro di lui e i suoi collaboratori. A molti queste accuse sono sembrate esagerate, tanto che anche i (pochi) difensori di Trump sulla questione russa sono rimasti senza parole per qualche giorno.
Un’analisi più attenta indica che mentre le affermazioni di Trump rappresentano una semplificazione evidente, hanno una base nella realtà, perché riflettono l’ampio sforzo condotto dalle istituzioni politiche e di intelligence di monitorare e delegittimare la nuova Amministrazione, prinipalmente a causa delle aperture diplomatiche alla Russia.
Guardiamo prima i fatti accertati.
A gennaio l’Fbi ha informato l’Amministrazione Obama di contatti tra Michael Flynn – a quell’epoca già designato da Trump come futuro Consigliere per la Sicurezza Nazionale – e l’ambasciatore russo Sergey Kislyak. Dopo l’insediamento di Trump, Flynn è stato costretto a dimettersi per non aver detto tutta la verità al Vicepresidente Mike Pence in merito a quelle conversazioni.
Poche settimane dopo, il Ministro della Giustizia Jeff Sessions è stato oggetto di accuse simili, per aver parlato con Kislyak due volte durante la campagna elettorale del 2016. Nella frenesia mediatica intorno a queste rivelazioni si è ignorato il fatto che gli incontri sono avvenuti in veste ufficiale come Senatore, componente della Commissione Forze Armate, ed insieme ad altri politici e membri del suo staff.
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March 9, 2017
Politica