– di Paolo Balmas –
Nelle ultime due settimane sono stati portati a termine una serie di attentati che dimostrano la straordinaria ampiezza dello spazio d’azione dei vari rappresentanti dell’estremismo islamico che dalla regione settentrionale dell’Africa arriva fino al Sud-Est asiatico.
Uno dei colpi più duri è stato sferrato in Libia. Il 7 gennaio un camion bomba è esploso nei pressi di un centro addestramento delle forze di polizia, nella città di Zliten nella parte occidentale del paese. Le prime notizie confermavano cinquanta morti e oltre cento feriti. Lo Stato Islamico, che ha rivendicato l’atto, ha risposto in questo modo al tentativo sostenuto dalle Nazioni Unite di dare vita a un governo d’unità nel paese, che avrebbe anche il compito di facilitare un intervento militare internazionale per combattere il gruppo terroristico che guadagna terreno.
Il giorno successivo, in Egitto, il gruppo Wilayat Sinai, affiliato allo Stato Islamico, ha rivendicato la detonazione di ordigni esplosivi che hanno danneggiato nel nord della penisola le infrastrutture della rete che porta il gas naturale verso la Giordania. Non ci sono state vittime. Ma in questo caso l’attentato dimostra la capacità dei terroristi di colpire obiettivi sensibili dal punto di vista economico, in una regione di primaria importanza per lo sviluppo del sistema energetico dell’area.
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January 15, 2016
Notizie, Strategia