– analisi di Paolo Balmas –
Nelle ultime settimane la forza dello Stato Islamico in Siria sarebbe stata fortemente ridimensionata, a tal punto che l’Isis non potrà più impegnarsi in scontri aperti con l’esercito governativo di Bashar al-Assad. Procederà, con ogni probabilità, in modalità da guerriglia, ovvero attraverso attacchi mirati portati da piccoli gruppi di miliziani. Tale condizione ha dato il via a una nuova fase della strategia russa e dei suoi alleati nella regione.
La maggior parte degli aerei dell’aviazione russa stanno abbandonando il paese, molte truppe, tecnici e sistemi d’arma ritornano in patria. Tuttavia, la Russia sulle coste della Siria, possiede l’unica base navale del Mediterraneo presso il porto di Tartus, oltre a una base aerea. Da qui gli attacchi allo Stato Islamico continueranno a essere effettuati. La presenza militare russa, quindi, sarà ridimensionata. Ma le basi continueranno a essere attive e protette dal sistema antimissilistico S-400, considerato uno dei più sofisticati del suo genere. In particolare, Mosca manterrà salda la posizione in mare.
Il ritiro delle truppe russe dalla Siria è stato accompagnato da altre manovre militari. Hezbollah, ad esempio, è arretrata e si è per lo più dislocata lungo il confine siro-libanese. La tensione fra Libano e Israele è in ascesa. Probabilmente, oltre al cambiamento di scenario, si è sentita la necessità di disimpegnarsi in Siria, nei limiti delle possibilità, per avvicinarsi ai propri confini. La manovra è avvenuta in concomitanza del rifiuto da parte dell’Arabia Saudita di sostenere con tre miliardi di dollari, promessi da molto tempo a Beirut, il programma di approvvigionamento militare offerto dalla Francia, che oltre ad armamenti prevedeva anche aggiornamento e addestramenti. Il pacchetto è stato dirottato a Riyadh. La causa è da ritrovarsi nelle divergenze scaturite in Siria fra Hezbollah e Arabia Saudita. I combattenti libanesi si trovano, così, più scoperti di fronte alla minaccia israeliana. Infatti, al fianco del Libano, sul piano internazionale, rimangono la Russia e quell’asse sciita (Iran, Iraq, Siria) contro il quale una parte del mondo si è mossa negli ultimi anni.
Ma la minaccia israeliana non è unicamente rivolta contro Hezbollah in qualità di storico alleato di Teheran. Le cause, forse quelle meno discusse ma più incisive, si trovano al largo delle coste del Levante, dove si aprono i ricchi giacimenti di idrocarburi del Mediterraneo orientale.
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March 20, 2016
Strategia