(free) – di Paolo Balmas –
Dopo la questione della rotta dei Balcani, attraverso la quale entravano in Europa la maggior parte dei migranti in fuga dalle guerre mediorientali e che ha portato alla temporanea chiusura del confine austro-tedesco, la Germania ora è preoccupata dei movimenti lungo il confine polacco.
La Polonia e la Germania hanno abbattuto la frontiera nel 2007, anno in cui la Polonia ha aderito a Schengen. Negli ultimi mesi si è verificato un aumento notevole dell’afflusso di persone in fuga dall’area caucasica della Federazione Russa e le autorità tedesche sono preoccupate perché l’elevato numero di arrivi non consente un controllo adeguato. Il timore è che fra coloro che entrano vi siano terroristi affiliati o simpatizzanti dello Stato Islamico.
Negli ultimi diciotto mesi in Polonia sono state presentate circa 14000 richieste di asilo da parte di cittadini russi e circa il 92% di questi provengono dalla Cecenia. Il timore della Germania si comprende se si pensa alla crescente attività terroristica degli estremisti ceceni, che sono tra l’altro alla radice degli ultimi attentati in Turchia. Nel 2015, in Germania sono state presentate circa un milione di richieste di asilo.
Tuttavia, il problema non riguarda solo la sicurezza della popolazione, ma anche la spesa pubblica e così diventa un problema di ordine politico. Infatti, la Merkel, che ha contribuito a promuovere l’apertura delle frontiere ai migranti, si trova di fronte a un dilemma; ovvero, se attuare controlli interni all’area Schengen o meno. La spesa, in caso la Germania decidesse di estendere i controlli al confine polacco, è stata stimata intorno ai dieci miliardi di euro l’anno.
– Newsletter Transatlantico N. 59-2016
August 29, 2016
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