– di Gerardo Fortuna (Bruxelles) –
Tra tutta una serie di situazioni spiacevoli che possono accadere nella vita di tutti i giorni, c’è anche quella di chi si trova catapultato improvvisamente nel mezzo di un divorzio tra due amici a cui si è ugualmente e fortemente legati. Un divorzio che in realtà sembrava lontano, nonostante le solite schermaglie tra moglie e marito, ma che poi si palesato in tutta la sua tragica inevitabilità dopo il raggiungimento un determinato punto di rottura.
Gli Stati Uniti avvertono di essere rimasti invischiati in questo tipo di situazione e come molti buoni amici farebbero, stanno cercando di far sentire la propria vicinanza a entrambi in un momento così difficile. E allora John Kerry è volato a inizio settimana a Bruxelles e a Londra per invitare alla calma i due alleati e per tranquillizzarli sulla solidità del vincolo che lega le due coste dell’Atlantico. Un modo per far sentire i due partner più forti nonostante sia minacciata la stessa integrità del Regno Unito e l’Europa abbia di fatto perso un pezzo.
“Nessuno perda la testa” ha ripetuto Kerry a Bruxelles davanti ai giornalisti. L’invito all’Europa è quello di non farsi prendere la mano in giochi vendicativi che possono portare solo al danno reciproco. La volontà degli Stati Uniti è quello di garantire una transizione positiva, restando saldi ai valori e agli interessi comuni che hanno permesso di costruire quella struttura internazionale capace di portare benessere in Europa come in America. Bisogna dunque evitare l’arroccamento in posizioni di scontro e scegliere la via del dialogo. L’Europa resta un attore importante che condivide buona parte dell’agenda politica globale degli Stati Uniti e allo stesso tempo il Regno Unito avrà sempre “una relazione speciale” con Washington. Il voto britannico è una decisione politica e va considerata come tale: non va a minare il patrimonio di interessi e valori comuni tra tutte le parti di questo nuovo triangolo.
L’accettazione dell’esito del voto da parte di Kerry è in sé scontata: non è possibile criticare il meccanismo democratico con cui il popolo britannico si è espresso. “That’s democracy” ha sintetizzato in modo molto efficace l’ex senatore, anche se non ha potuto nascondere che avrebbe preferito un risultato diverso. Il messaggio per la leadership britannica è però altrettanto chiaro: sta al Regno Unito ora cercare di tradurre il volere del popolo in un modo che ha definito “responsabile e allo stesso tempo strategico”. È altrettanto verosimile che, una volta atterrato a Londra nel pomeriggio, abbia chiesto a Cameron e al segretario agli affari esteri Hammond di prendere tempo e di risolvere le beghe interne prima di sedere al tavolo delle trattative.
La presenza di Kerry è stata molto apprezzata dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini che ha parlato dell’importanza per Europa e Stati Uniti di continuare a camminare “mano nella mano”, come i veri amici fanno. Per il vertice degli esteri europeo è “un momento difficile, soprattutto per il popolo britannico”. Ha comunque rassicurato gli Stati Uniti che saranno prontamente informati su tutte le conseguenze derivanti dalle trattative, che saranno avviate solo quando il governo britannico deciderà di attivare la procedura prevista dall’art. 50 del Trattato sull’Unione europea. La palla passa al Regno Unito ora.
June 30, 2016
Notizie, Politica