fbpx

La prima settimana del 2015

January 9, 2015

Strategia

(free) – di Paolo Balmas –

Il 2015 è un anno baltico per l’Europa, infatti si è aperto con l’ingresso della Lituania nell’Eurozona e con la presidenza di turno della Lettonia (che subentra all’Italia).

L’Unione Economica Euroasiatica ha preso ufficialmente vita con Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan come primi membri.

Lo stesso primo gennaio, in Afghanistan le Forze Armate locali hanno assunto la piena responsabilità per la sicurezza del Paese, dal quale la Nato si è formalmente ritirata. In Israele Netanyahu ha vinto le primarie del proprio partito, il Likud, e lo dirigerà alle elezioni generali del prossimo marzo.

Il Medio Oriente, compresa la Turchia, e il Nord Africa continuano a essere il teatro di guerra civile e attentati, sin dalle prime luci del nuovo anno. Il 2 gennaio un attacco terroristico ha colpito anche l’Iran, avvenimento piuttosto raro in questo Paese, provocando due morti. In Libia sono stati rapiti 13 egiziani copti.

L’Arabia Saudita, il 3 gennaio, ha dichiarato di essere pronta a riaprire la propria ambasciata a Baghdad, chiusa 25 anni prima.

Fino al 5 gennaio il bollettino di guerra, di quella che potrebbe essere definita come una guerra civile all’interno del mondo musulmano (con l’intervento, a volte più e a volte meno, diretto di forze occidentali), ha segnato un numero impressionante di vittime. Le notizie di attentati e guerriglia provengono dalla Nigeria e dal Cameroon, dal Mali, dalla Somalia, dalla Libia, dall’Egitto, dal Libano, dallo Yemen, dall’Arabia Saudita, dalla Siria, dall’Iraq, dalla Turchia, dalla Federazione russa (Caucaso del Nord). In Indonesia le ambasciate occidentali (in particolare quella Usa) sono ancora al massimo livello di allerta. In Nigeria gli attacchi alla città di Baga da parte del gruppo Boko Haram, hanno provocato più di 2000 morti (il secondo attacco è dell’8 gennaio). In Pakistan le Forze Armate sono in guerra contro i miliziani talebani (pochi giorni prima della fine dell’anno questi hanno ucciso 132 bambini in una scuola, tutti figli di militari), e il 4 gennaio un drone degli Stati Uniti ha colpito una cellula di sei terroristi. Lo Stato Islamico ha svolto attacchi ai confini del Libano e dell’Arabia Saudita. Le milizie curde prendono il controllo di circa l’80% della città di Kobane.

In Libia, in Iraq e in Siria continuano a essere colpite anche le infrastrutture che sono in mano di ribelli o dello Stato Islamico: terminal petroliferi, raffinerie, gasdotti. Ciò significa che la guerra civile che già si prospetta molto lunga, sarà seguita da una ripresa molto lenta.

Il 5 gennaio è anche il giorno in cui la Francia ha dichiarato di non voler intervenire in Libia e di essere pronta ad allentare le sanzioni contro Mosca.

Intanto, nello stato del Queensland, in Australia, è stato inaugurato il primo di sette nuovi terminal da cui salpano i cargo di gas liquefatto (LNG) che entro il 2017 sono destinati a trasformare il Paese nel primo esportatore a livello mondiale.

Il 6 gennaio l’Ecuador, fortemente colpito dalla crisi del prezzo degli idrocarburi, ha ricevuto un finanziamento da parte di Pechino di oltre 5 miliardi di dollari. L’Italia ha messo il proprio record di disoccupazione generale, con gli under 24 a quasi il 44% senza lavoro. L’Unione Europea è in deflazione di una percentuale maggiore di quella attesa (0.2% invece di 0.1%).

La settimana si conclude con l’attentato contro l’accademia di polizia di Sana’a, nello Yemen, 37 morti e 66 feriti; e con l’attacco alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, 12 morti di cui due agenti di polizia. Nella notte, un’ondata di violenza ha scosso la Francia: un terzo agente è stato ucciso, attacchi contro obiettivi musulmani si sono susseguiti in diverse località con ordigni esplosivi e granate. Le autorità temono un’escalation.

Accedi a tutte le notizie

No comments yet.

Leave a Reply