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La diplomazia nel 2015, da Cuba a Taiwan, passando per l’Iran

November 11, 2015

Strategia

(free) – di Paolo Balmas –

Il 2015 sarà ricordato nei testi di storia per la risoluzione di alcune delle maggiori questioni diplomatiche che hanno caratterizzato il Novecento. Le televisioni e i giornali si sono certamente riempiti di più delle nuove crisi in Siria, in Iraq, in Libia, in Ucraina. Ma per chi ha vissuto la tensione causata dalla rottura dei rapporti dell’Occidente con Cuba e con l’Iran, o quella provocata dall’opposizione fra Pechino e Taipei, divise da un mare controllato dalla marina militare statunitense, il 2015 sarà l’anno in cui la diplomazia ha dimostrato di avere ancora un ruolo importante nell’ordine mondiale, dopo anni di scontri, attentati e conquiste.

Sabato 7 novembre 2015 è stata la data dello storico incontro fra il presidente cinese Xi Jinping e Ma Ying-jeou, presidente di una seconda repubblica cinese, quella di Taiwan. I due governi non si incontravano dal 1949, anno della definitiva vittoria della rivoluzione comunista sul continente e della fine della guerra civile.

Le relazioni fra i due paesi, tuttavia, si sono mantenuti vivi sia da un punto di vista politico, sebbene non in veste ufficiale che, e soprattutto, da un punto di vista economico. Infatti, quasi il 20% delle importazioni cinesi già da diversi anni dipendono da Taipei, la quale invece importa circa il 2% delle esportazioni di Pechino. L’economia ha decisamente aggirato e anticipato la risoluzione del problema diplomatico che si è protratto per sessantasei anni.

Il grande avvenimento, mediato da Singapore (dove si è svolto l’incontro), assume il peso della risposta di Pechino alla definitiva distensione fra Washington e Cuba. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno ottenuto un punto in più, un punto che pesa molto a livello internazionale, con l’apertura di un nuovo dialogo con Teheran, in seguito all’accordo sul programma nucleare iraniano.

La risposta di Pechino a questa importante data diplomatica risiede nel tentativo di raggiungere un accordo sul programma nucleare nordcoreano. Una soluzione di tale grande questione del Novecento, che oggi pesa seriamente sugli equilibri in Estremo Oriente, permetterebbe alla Cina di assumere una posizione nuova e più prestigiosa nello scenario diplomatico mondiale.

Sebbene il governo di Pechino stia lavorando nella giusta direzione, sembra impossibile che si raggiungano tappe degne di rilievo entro la fine dell’anno.

– Newsletter Transatlantico N. 81-2015

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