– di Paolo Balmas –
Domenica scorsa, 1 novembre 2015, si sono tenute le elezioni sia in Turchia che in Azerbaijan. I due paesi condividono alcune analogie, riscontrabili nel modo in cui sono stati rappresentati negli ultimi giorni i rispettivi leader dai servizi di informazione occidentali. Infatti, questi sono accusati di mettere a tacere la propria opposizione politica con metodi coercitivi. Fra i due, a quanto si evince dalle testate giornalistiche europee, il più pericoloso sembra essere il presidente turco Erdogan. Tuttavia, anche il presidente azerbaijano Ilham Aliyev è accusato di aver fatto arrestare vari membri dei partiti d’opposizione. Tra le analogie c’è anche la vittoria schiacciante che i due presidenti hanno ottenuto. A quanto sembra, nei propri paesi, i due presidenti non sono poi così disprezzati.
In Turchia, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdogan, noto con l’acronimo turco Akp, ha ottenuto il 49,15% dei voti e avrà la possibilità di formare una maggioranza senza il bisogno di alcuna coalizione. Quindi non solo si è risolto il problema della governabilità del paese emerso con le precedenti elezioni dello scorso giugno, ma si ottiene la vittoria con un aumento delle preferenze di oltre otto punti, in un momento in cui il governo è alle prese con questioni spinose sia interne che esterne. La Turchia, infatti, è al centro del conflitto civile siro-iracheno e del delicato problema dei profughi che si dirigono verso l’Unione europea attraverso i suoi confini; per non parlare dello scontro con la popolazione curda interna.
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November 3, 2015
Politica