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– di Paolo Balmas – Il 5 febbraio 2015 il presidente francese Francois Hollande e il cancelliere tedesco Angela Merkel sono giunti a Kiev alla ricerca di una soluzione diplomatica per la crisi che sembra sul punto di una escalation irreversibile.
Al termine dell’incontro Hollande si è mostrato poco favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ma la posizione di Poroshenko è chiara: si aspetta il totale sostegno dell’Alleanza. Da Washington, invece, attende nell’immediato gli armamenti necessari per sviluppare le proprie capacità di sicurezza e gli investimenti del Fondo Monetario internazionale.
Lo stesso giorno le forze separatiste dell’Est hanno dichiarato di aver portato a termine il primo attacco aereo contro le forze governative. L’aereo è stato sottratto all’aviazione ucraina. Inoltre, il comando di Donetsk ha rilasciato un comunicato secondo il quale, il 3 febbraio, i separatisti avrebbero anche abbattuto due aerei da combattimento SU-25s appartenenti all’aeronautica militare di Kiev, sebbene questa abbia smentito la notizia.
Nelle province indipendentiste sono stati avvistati sistemi d’arma che aumentano sostanzialmente le capacità difensive dei separatisti. In particolare i lanciamissili multipli TOS-1 e gli antiaerei Pantsyr-S1 (ovviamente si tratta di armi di fabbricazione russa).
Oggi, 6 febbraio 2015, Hollande e Merkel raggiungeranno Mosca, nel tentativo di gettare le basi per una soluzione politica. La Federazione Russa aveva dichiarato pochi giorni fa che il gas naturale destinato all’Europa non passerà più per l’Ucraina a partire dal 2019 e che le quantità in questi anni non subiranno variazioni. La Russia continuerà a vendere all’Europa il 30% circa del gas che consuma. Negli anni passati era arrivata a fornire circa il 70% del fabbisogno totale. Le quantità sono calate drasticamente in seguito all’acquisto di idrocarburi norvegesi e gas liquefatto dalla penisola arabica.
La dichiarazione rivolta a Mosca del Segretario di Stato degli Usa, John Kerry, precede il viaggio dei due leader europei. Kerry chiede una sospensione immediata dell’ingerenza russa negli interessi ucraini: abbandonare ogni tipo di supporto ai separatisti, allontanare le proprie truppe dal confine, imporre ai separatisti di cessare il fuoco.
Hollande aveva già proposto di rivedere e allentare le sanzioni alla Russia, in un’intervista del 5 gennaio scorso, visto che risulta chiaro che Mosca non ha alcuna intenzione di annettere le province orientali dell’Ucraina e che le sanzioni stesse si ripercuotono sull’economia europea in modo dannoso. Ma i tragici fatti di Parigi del 7 gennaio hanno messo temporaneamente da parte quelle intenzioni che oggi, a distanza di un mese, ritrovano sostegno nella Germania di Merkel e speranza nel viaggio che potrebbe aprire uno spiraglio di pace sulla guerra civile in Ucraina.
February 6, 2015
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