(di Paolo Balmas) La forte critica rivolta alla Nato in questi giorni è che non sia sufficientemente preparata per affrontare quel tipo di azione necessaria a prevenire le crisi sul modello configuratosi di recente in Ucraina. In poche parole, secondo alcuni, la Nato non avrebbe i mezzi per contrastare il nuovo soft power russo. Tale asserzione si risolverebbe nel riconoscere il fallimento dell’intelligence atlantica nella questione ucraina. Una tesi difficile da accogliere. Ma non accettarla potrebbe al contrario portare all’assunto opposto: la Nato ha i mezzi e funzionano, in Ucraina non ci sono stati grandi errori, quindi abbiamo assistito a una spartizione del territorio, prima controllato da Kiev, tra Federazione russa e Unione europea/Nato.
Anche se non si hanno gli strumenti per giudicare con precisione gli avvenimenti che sono di fatto ancora in divenire, la cosa che preoccupa è che lo schema di fondo della crisi ucraina si possa riproporre facilmente in alcune altre parti d’Europa. L’esempio più lampante riguarda la Moldavia.
Questo Paese ha recentemente firmato l’accordo di associazione all’Unione europea ed è coinvolto nel processo di adesione alla Nato che richiede una lunga serie di profonde riforme. Mosca ha già avvertito il governo di Chisinau che se i rapporti con Bruxelles si evolveranno sarà costretta a rivedere i patti siglati in passato.
La guerra in Transnistria, la striscia di terra che si trova a Est del fiume Nistro, da cui prende il nome, e che confina con l’Ucraina, rappresenta un problema mai risolto. Sul territorio sono ancora presenti le truppe russe. La popolazione di questa regione, circa il 6% del totale, è russofona. L’energia del Paese dipende fortemente dal gas russo. In sintesi, esistono tutti i presupposti per ripetere l’esperienza ucraina.
Moldavia a rischio
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July 18, 2014
Notizie, Strategia