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Lo scontro prevedibile tra israeliani e palestinesi

June 26, 2014

Notizie, Strategia

Il rapimento dei tre giovani ebrei la scorsa settimana ha scatenato delle reazioni molto prevedibili in Medio Oriente. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha iniziato subito ad attaccare il Presidente Mahmoud Abbas ad ogni occasione e ha ordinato all’esercito isreaeliano di condurre incursioni nella città di Hebron e di chiudere i territori occupati. Dunque proprio nel momento in cui Netanyahu veniva sottoposto a crescenti pressioni è arrivata la miccia che ha permesso di tornare allo status quo, quello dello scontro tra le parti che blocca ogni tentativo di fare progressi verso la pace.

Nelle ultime settimane erano aumentate le critiche verso il governo israeliano per il fallimento dei negoziati degli ultimi mesi, e né l’Europa né gli Stati Uniti avevano accettato l’opposizione israeliana al nuovo governo di unità palestinese. Ha fatto notizia anche la decisione della chiesa presbiteriana statunitense di disfarsi dei propri investimenti nelle multinazionali Motorola, Hp e Caterpillar perché i loro prodotti vengono utilizzati da Israele per mantenere ed espandere l’occupazione del territorio palestinese. Adesso invece Netanyahu può presentarsi come vittima del terrorismo senza preoccuparsi di ulteriori critiche pubbliche per aver affossato gli sforzi del Segretario di Stato Usa John Kerry; la violenza rende tutto più facile.

Purtroppo lo stesso ragionamento appare anche dall’altra parte. Non è chiara la responsabilità politica di Hamas per il rapimento, perché esiste una separazione tra il ramo politico del movimento e quello militare, con il secondo che spesso si muove in modo autonomo; tanto meno si può addossare la responsabilità per il rapimento ad Abbas. Tuttavia ci sono molti elementi di Hamas che la pensano in modo simile a Netanyahu: non c’è niente di meglio che uno scontro violento per evitare di dover imbarcarsi in una soluzione politica sotto la guida di Abbas o di attori esterni.

Lo abbiamo visto spesso da quando furono firmati gli Accordi di Oslo nel 1993. I gruppi contrari da entrambe le parti hanno utilizzato il terrorismo per bloccare i progressi. Così dopo il 1993 Hamas diede il via ad una lunga campagna di attacchi kamikaze, mentre gli estremisti israeliani arrivarono perfino ad assassinare il proprio Primo Ministro.

Poco più di un mese fa avevamo ipotizzato delle nuove provocazioni da parte dei gruppi più estremi, proprio per assicurare il fallimento delle trattative. Allora abbiamo scritto degli scontri intorno alla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio, oggetto di crescenti attenzioni anche dei politici israeliani di destra. L’evento che rischia di far precipitare la situazione è venuto invece da un’altra parte, ma purtroppo prevedere un ritorno allo stato di scontro è stato fin troppo facile, conoscendo il modo di operare dei gruppi estremisti, e anche la volontà di certi personaggi politici di sfruttare le loro azioni.

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