(free) – di Paolo Balmas – La regione caucasica rappresenta la spina nel fianco di Mosca. La maggior minaccia alla sicurezza interna della Federazione russa, infatti, giunge dalle province comprese fra il Mar Nero e il Mar Caspio.
Sebbene il Cremlino sia riuscito a stabilizzare i rapporti con la Cecenia, la violenza separatista dei militanti musulmani si è diffusa nelle zone limitrofe, in particolare in Dagestan, ma anche in Ingushetia e in Kabardino-Balkaria. A cavallo di queste terre è stata data vita all’Emirato del Caucaso, un sodalizio che Mosca sta facendo di tutto per fermare.
La cadenza degli attentati, ormai dal 2012, è quasi giornaliera e provoca di media più di una vittima al giorno (379 nel 2012). Le forze armate di Mosca sono presenti sul territorio ma non riescono a controllarlo adeguatamente, al fine di evitare gli attacchi improvvisi.
La difficoltà risiede soprattutto nella strategia dell’Emirato che, malgrado sia riunito in una organizzazione definita, a quanto pare, agisce principalmente attraverso l’azione di individui che operano da soli, difficili da individuare e da prevedere.
Le previsioni non annunciano una distensione della situazione. Il necessario impegno di truppe russe nella regione rischia di degenerare in un conflitto più aperto. Tale eventualità rischia di avere ripercussioni oltreconfine, dato il delicato equilibrio in cui vivono anche i vicini.
L’intera regione caucasica subisce attualmente una pressione esercitata sia da nord che da sud. In particolare, l’Azerbaijan e la Georgia si trovano al centro di un progetto energetico di vitale importanza per la propria sussistenza e per l’Unione Europea; per quest’ultima ancor più indispensabile da quando le crisi in Ucraina, in Siria, in Iraq e in Libia, hanno tagliato o rallentato i flussi degli altri fornitori.
Da un lato la Georgia non rischia in modo diretto di essere coinvolta in un nuovo conflitto con la Russia. Nel 2013, infatti, i rapporti economici fra i due Paesi sono ricominciati dopo sette anni di interruzione. Tuttavia, l’avvicinamento di Tbilisi all’Unione Europea potrebbe alterare i rapporti con Mosca. Dall’altro lato, l’Azerbaijan avverte la minaccia armena. La presenza di Iran e Turchia a sud isolano il Caucaso dall’espansione delle attività dell’Isis. Ma il fatto che Baku si trova al centro della direttrice privilegiata per la fornitura di gas all’Europa meridionale e centrale, le impone di assumere le massime precauzioni in materia di sicurezza e difesa.
Il bisogno di mantenere stabile la regione è necessario per garantire la conclusione dei progetti energetici. In tal senso, l’espansione delle attività dell’Emirato del Caucaso rappresenta una minaccia non solo per Mosca, ma anche per i Paesi confinanti e in ultima analisi per l’Unione Europea.
La sfida dell’Emirato del Caucaso
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December 2, 2014
Notizie, Strategia