di Paolo Balmas
– Il 27 marzo 2014, con uno sbarco anfibio, le forze armate di Washington e Seoul hanno dato il via alle esercitazioni d’assalto più ampie degli ultimi venti anni sulle coste sudorientali della Corea del Sud. All’operazione, denominata Draghi gemelli (in coreano Ssang Yong), che si protrarrà per dodici giorni fino al 7 aprile, partecipano circa 15.000 soldati di cui 10.000 statunitensi. Di questi, 7.500 sono i marines della III Brigata di stanza a Okinawa, in Giappone.
L’esercitazione rientra nel programma congiunto annuale sudcoreano-statunitense che è stato da sempre avvertito da Pyongyang come una minaccia d’invasione. Il governo del Nord, in tutta risposta, ha compiuto una lunga serie di lanci di missili a corto raggio nelle settimane precedenti, ma proprio il 26 marzo scorso, alla vigilia dei Draghi gemelli, ha lanciato due missili balistici a medio raggio Rodong, capaci di colpire il Giappone e tutte le altre nazioni confinanti.
Il lancio, inoltre, è avvenuto mentre il presidente Barack Obama, a L’Aia, riusciva a mettere per la prima volta il premier giapponese, Shinzo Abe, di fronte alla presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye. I tre leader hanno dichiarato di essere pronti a costruire un fronte più unito al fine di prevenire le minacce che incombono nella regione, con esplicito riferimento alle politiche di Pechino in materia di acque contese e ai programmi militari di Pyongyang, la quale continua a violare le numerose risoluzioni dell’Onu emendate tra il 2006 e il 2013. I rappresentanti delle forze armate dei tre alleati si incontreranno presto per definire una strategia comune.
La potente Commissione per la Difesa nazionale della Corea del Nord, in tutta risposta ha dichiarato di essere pronta a un nuovo esperimento nucleare per dimostrare di essere capace di rispondere alle minacce d’invasione dei Draghi gemelli. Tuttavia, l’intelligence di Seoul dichiara che non vi sono evidenze per confermare l’affermazione.
Intanto, in Giappone è polemica perché i missili a medio raggio di Pyongyang possono colpire facilmente l’arcipelago, ma il sistema di allarme J-Alert non si è messo in funzione per avvertire la popolazione la notte del 26 marzo.
Il sistema di sicurezza J-Alert comunica automaticamente, in cinque lingue, alla popolazione i pericoli attraverso altoparlanti distribuiti nei centri abitati e collegati ai satelliti Superbird-B2. Il sistema è entrato in funzione nel marzo del 2011, a causa del terremoto e dello tsunami del Tohoku. Questa volta, hanno dichiarato i responsabili della sicurezza, non vi era alcun motivo per cui entrasse in funzione.
Il 30 e il 31 marzo si riapriranno i dialoghi bilaterali fra il Giappone e la Corea del Nord, congelati da dicembre 2012, presso l’ambasciata giapponese a Pechino. Tokyo ha confermato le date, decisa a non far saltare l’incontro a causa del lancio dei missili del 26 marzo.
March 31, 2014
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