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Cina-Gibuti, un patto strategico

April 7, 2014

Notizie, Strategia

di Paolo Balmas –

Negli ultimi anni Gibuti ha acquisito un ruolo geopolitico di primo piano. È stato definito un “laboratorio” per la sperimentazione di nuovi tipi di cooperazione militare. Gli Stati Uniti, sebbene abbiano mantenuto una certa presenza militare nel continente africano e nel Medio Oriente, è proprio a Gibuti che hanno deciso di installare una base permanente dell’Africom, il nucleo specializzato per le operazioni nella regione africana. Da qui partono i droni per la ricognizione e per l’attacco, che operano nell’Oceano Indiano, nel Corno d’Africa e nella penisola arabica. Inoltre, Gibuti è la base logistica per le missioni della Nato e dell’Azione esterna dell’Unione europea contro la pirateria. Di recente, Parigi ha deciso di ampliare la propria presenza nel paese, dove mantiene da sempre un’importante base navale. Nel suo territorio sorge l’unica base giapponese all’estero, voluta da Tokyo per contribuire alla sicurezza di quei mari dove passa un’enorme fetta del commercio mondiale. Ora Pechino ha deciso che il suo contributo militare nella regione dovrà essere maggiore e avrà bisogno di una base permanente. Sarebbe la prima fuori dai propri confini.

Le trattative vanno avanti da più di un anno e seguono il cospicuo impegno economico di Pechino nel paese africano. Infatti, varie compagnie cinesi hanno investito ingenti capitali a Gibuti. Le più importanti sono la Huawei Technologies che si sta occupando dell’installazione di una rete a banda larga; la China Merchants Holdings che rappresenta la compagnia più attiva nella gestione dei servizi portuali di Gibuti. Inoltre, la Baoye Hubei Construction Group sta costruendo il nuovo porto di Tadjourah che permetterà l’esportazione della potassa etiope, il cui mercato è controllato dalla canadese Allana Potash Corp.

L’installazione di una base a Gibuti rientra nell’obiettivo dichiarato nel rapporto del XVIII Congresso del Partito popolare cinese, nell’ottica di voler diventare una potenza marittima globale.

Lo scorso 25 febbraio, il Ministro della Difesa di Gibuti e la sua controparte cinese, il generale Chang Wanquan, hanno siglato un accordo strategico in materia di sicurezza e difesa. Alla Cina è stato assicurato uno spazio portuale da dedicare alla marina militare; in cambio Gibuti ha chiesto a Pechino di contribuire allo sviluppo delle capacità delle proprie forze armate, in particolare della marina e dell’aviazione. Si è parlato, infatti, anche dell’acquisto di aerei da guerra cinesi. Inoltre, Gibuti ha chiesto di sviluppare il sistema di sorveglianza dei confini, nonché di incrementare i programmi di addestramento e aggiornamento dei propri militari nei centri di studio per la difesa cinesi.

Susan Rice, consigliere per la sicurezza nazionale di Washington, in un recente incontro con il presidente di Gibuti, Guelleh, ha espresso le proprie preoccupazioni per la disponibilità che il paese africano ha dimostrato nei confronti di Pechino.

Gli interessi strategici di Washington nella regione sono molteplici, ma il consolidamento della politica d’intervento in Africa, malgrado il pivot to Asia, lascia intravedere l’importanza che assume la base di Gibuti. Ironia della sorte: l’Africom è notoriamente stata fondata per contrastare la penetrazione cinese in Africa.

One Response to “Cina-Gibuti, un patto strategico”

  1. FABRE Isabel Says:

    Articolo molto interessante !!
    Grazie !

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