– di Paolo Balmas –
Dal 31 agosto al 3 settembre 2014 il primo ministro indiano Narendra Modi sarà in Giappone per incontrare Shinzo Abe. Il viaggio era previsto per il 3 luglio, ma è stato rinviato per varie ragioni; secondo alcuni osservatori, anche per non far coincidere la presenza di Modi a Tokyo con la rivoluzione costituzionale giapponese in materia di difesa e sicurezza. Infatti, da quei giorni l’autodifesa giapponese è diventata “autodifesa collettiva”. In poche parole, le forze armate giapponesi potranno intervenire in conflitti armati per difendere gli alleati che subiscono attacchi. A quanto pare, la coincidenza degli avvenimenti avrebbe composto un messaggio troppo esplicito riguardo alla volontà dei due Paesi di stringere un’alleanza.
In realtà esiste un grande interesse che unisce India e Giappone nella cooperazione militare. Dopotutto, una delle ragioni del viaggio di Modi è proprio quella di dare vita al dialogo “due-più-due” secondo il quale i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa metteranno a punto un framework per definire la collaborazione in diversi campi, dalle esercitazioni congiunte agli armamenti, dal nucleare (ambito civile) alla gestione del traffico marittimo.
I rapporti fra Modi e Abe sono noti per essere eccellenti. Modi guardava al Giappone già da quando era governatore del Gujarat e Abe, come ha dichiarato nel suo libro Towards a Beautiful Country (2006), sogna un’alleanza con l’India che superi commercialmente i numeri che oggi si ottengono negli scambi con gli Stati Uniti e con la Cina. Modi sembra prendere seriamente tale potenzialità: ha già aperto la via che vedrà la Mizuho Bank insediarsi nella regione del Gujarat; punta ai finanziamenti giapponesi per lo sviluppo del corridoio industriale che unisce Nuova Delhi a Mumbai; si aspetta che Tokyo contribuisca decisamente allo sviluppo della rete ferroviaria. Inoltre, l’insistenza con cui ha ripetuto negli ultimi giorni il bisogno di installare toilette in ogni scuola del Subcontinente coincide con gli investimenti della giapponese Toto, uno dei più grandi produttori di sanitari al mondo, che sta aprendo una filiale in territorio indiano.
Se ci si dovesse adagiare sul solito paradigma anticinese, l’incontro dei due leader darà vita a una collaborazione duratura e redditizia, soprattutto perché i presupposti geopolitici ne determinerebbero una solidità non indifferente. India e Giappone non hanno gravi contenziosi in corso né questioni irrisolte in prospettiva storica, ma entrambi contendono territori con la Cina; il tratto di mare che le unisce è di vitale importanza per l’economia cinese e una cooperazione intensa potrebbe risultare in un ridimensionamento dell’influenza di Pechino. Tuttavia, il paradigma anticinese si direbbe piuttosto debole se si dovesse confrontare con la realtà: attualmente, Tokyo e Pechino scambiano ogni anno oltre 300 miliardi di dollari; India e Giappone solo 19. Chiaramente, da un lato la situazione è favorevole per gli investitori giapponesi, dall’altro è delicata per i rapporti delle due superpotenze con i vicini, soprattutto in visione del summit Asean che si terrà a Pechino il prossimo novembre.
August 27, 2014
Strategia