La Banca Centrale Europea di Mario Draghi ha utilizzato un’altra arma a sua disposizione nell’apparente tentativo di aumentare la liquidità a disposizione dell’economia: i tassi negativi sui fondi che le banche depositano presso l’istituto di Francoforte (in eccesso delle riserve), prevedendo che questo onere avrebbe spinto le banche ad impiegare più liquidità nell’economia. Sono mesi che si parla di questa misura, insieme a quella dell’acquisto delle cartolarizzazioni, come le prossime azioni della BCE per cercare di “stimolare” l’economia.
Come rileva una nota del Centro Europa Ricerche (CER), la misura sembra aver già fallito. In merito ai tassi negativi il CER scrive:
“Si può ipotizzare che nell’immediato le banche possano decidere di trasferire questa liquidità verso investimenti di breve periodo facilmente liquidabili come, ad esempio, i titoli di stato a breve termine. Con il passar dei mesi si può supporre che almeno parte di questa liquidità si potrà trasformare in nuovi prestiti a famiglie e imprese“.
Tuttavia dopo aver analizzato l’andamento dei depositi oltre alle riserve si raggiunge la conclusione che l’effetto, se c’è stato, è già esaurito.
“Le banche dell’area euro continuano a depositare molta liquidità presso la Bce anche se questa operazione è diventata onerosa. Nelle prossime settimane capiremo se questa indifferenza ai tassi negativi sia solo temporanea […] o se le banche continueranno a non utilizzare le decine di miliardi in loro possesso“.
Il problema è evidente: si continua a cercare di intervenire dalla parte del sistema finanziario, ma senza cambiare la struttura dei rapporti tra finanza e economia reale. Da quando è scoppiata la crisi prima negli Usa, e poi in Europa, sono state fornite decine di migliaia di miliardi al settore finanziario. Eppure nello stesso periodo i prestiti da parte delle banche sono crollati, insieme all’attività economica.
Sembra che i signori delle banche centrali capiscano un solo tipo di risposta: more money; ma non sono intenzionati ad utilizzare strumenti efficaci per far arrivare questi soldi a chi ne ha bisogno, le imprese che soffrono il crollo della domanda e le famiglie che hanno più difficoltà ad accedere al credito.
Mentre si è fornita liquidità praticamente illimitata alle banche a tassi irrisori si è chiesta alla popolazione di tirare la cinghia implementando programmi di pesante austerità sia in molti paesi europei che negli Stati Uniti. L’effetto – peraltro sicuramente voluto in Italia – è stato di ridurre fortemente i consumi. Chi ha guidato questo processo non può pensare davvero che ora le attività ripartiranno perché le banche hanno tanti soldi in cassa, senza un cambiamento del rapporto tra finanza ed attività economiche tradizionali.
Se l’intenzione reale fosse di aumentare il credito all’economia reale si procederebbe a misure di altro tipo, quale la separazione tra le banche ordinarie e quelle che operano sui mercati finanziari, e la riduzione dei tassi non sulla liquidità che rimane nei mercati monetari, ma su quella che viene effettivamente immessa nell’economia reale.
Il fallimento continuo dello stimolo monetario della BCE
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July 14, 2014
Economia, Notizie