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Il costo di produzione del petrolio

December 24, 2014

Economia, Notizie

(free) Le cause del forte calo del prezzo del petrolio negli ultimi mesi non sono da ricercare tutte nei parametri fisici di produzione. Il fattore primario dietro alla recente riduzione dei prezzi delle materie prime – e anche all’indebolimento delle valute dei paesi emergenti – è la politica della banca centrale americana.

La Federal Reserve ha posto fine, gradualmente, alla politica del Quantitative Easing in atto da anni, con cui immetteva decine di miliardi di dollari nei mercati finanziari ogni mese. Tra questa liquidità costante e i molti altri meccanismi di prestiti a costo quasi zero per le grosse banche, si è alimentata una massa di denaro alla ricerca di investimenti a breve termine, che includono i contratti speculativi sul petrolio, che viene scambiato continuamente da trader che non si interessano minimamente della consegna fisica del prodotto. Una volta annunciata la fine (almeno parziale) della festa da parte del capo della Fed Janet Yellen, la bolla ha cominciato a ritirarsi.

I fattori fisici non sono da ignorare però, in quanto possono essere utilizzati per giustificare decisioni con importanti conseguenze politiche.

Molti si aspettano che il prezzo più basso del greggio provocherà anche un calo nella produzione americana, in forte aumento grazie alle nuove tecniche per estrarre le materie prime dallo shale.

E’ probabile invece che la produzione del greggio continuerà ad aumentare. La messa a regime delle nuove tecniche – che in molti casi significa il completamento di investimenti importanti – contribuirà ad una crescita ulteriore l’anno prossimo e anche oltre.

Un’analisi pubblicata da Bloomberg la scorsa settimana dà qualche idea dei costi reali per i produttori americani. Secondo Tom Petrie di Petrie Partners Inc., il costo medio di produzione negli Stati Uniti è di 20 dollari al barile. Ad oggi il prezzo di mercato è intorno a 55 dollari. Dunque dovrà scendere ancora di molto per provocare delle perdite operative.

L’OPEC difende la propria decisione di mantenere invariata la produzione dei paesi membri, dicendo che una riduzione sarebbe inefficace, e sperando in una ripresa economica nel 2015 che potrebbe trainare il prezzo verso l’alto.

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