Riassunto: Anni dopo la crisi sistemica provocata dalla speculazione finanziaria non sono cambiate le regole in modo significativo. Rimane la concezione dominante che ha portato alla situazione di oggi: la supremezia della concorrenza e la mancanza di una distinzione tra le attività produttive e non.
Due esempi dimostrano perché non si è in grado di cambiare: il caso di Carmen Segarra che ha documentato con le registrazioni segrete come i suoi capi alla New York Fed non volevano creare problemi per la Goldman Sachs; e le difese offerte da Tim Geithner nel suo recente libro, che dimostrano invece la sua visione di un sistema gestito sempre dalla finanza, ma solo con qualche protezione in più.
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Alla base della trasformazione verso la società post-industriale c’è un cambiamento di concezione: dall’idea che certi settori dell’economia vanno protetti e favoriti in quanto necessari e utili per la società, a quella della competizione a tutti i costi e la conseguente rimozione della distinzione e del giudizio tra diversi tipi di attività. Permangono molte delle strutture della concezione più tradizionale, per esempio nei sistemi fiscali che favoriscono l’acquisto della prima casa, detassano certi beni primari, fissano le imposte progressive, ecc. Ma tra i fautori del nuovo modello liberista è esplicita la tesi che i mercati siano più efficienti dei rappresentanti eletti, e quindi le “distorsioni” della concorrenza andrebbero ridotte al minimo per permettere la migliore allocazione delle risorse e delle attività.
La spinta in questa direzione ha dominato il mondo occidentale negli ultimi decenni, portando per esempio l’Unione europea ad istituzionalizzare la concezione della competizione, l’indipendenza delle banche centrali e il divieto dell’intervento statale nell’economia, e infine le “riforme strutturali” incentrate sulle liberalizzazioni e le privatizzazioni.
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October 1, 2014
Economia