Nell’ultima settimana sia il Washington Post che il New York Times hanno pubblicato articoli in prima pagina sottolineando il fatto che ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina la capacità degli Stati Uniti di influenzare la politica mondiale è meno efficace del previsto. Come scritto dal Washington Post, “è evidente che il tentativo di isolare Putin ha fallito”, e non solo tra paesi come la Cina e l’Iran. Si discute molto dell’India per esempio, che mantiene rapporti con gli Stati Uniti ma che allo stesso tempo ha incrementato il commercio con la Russia e partecipa anche alle esercitazioni militari congiunte. Oltre al fatto che almeno due terzi dei paesi del mondo non aderiscono alle sanzioni contro Mosca.
La constatazione principale, oltre ai numeri che minano la narrazione occidentale sull’unità contro l’aggressione di Putin, sembra essere che pochi nel mondo sottoscrivono la visione di un conflitto a sfondo morale per difendere i principi della democrazia e dell’integrità territoriale, in difesa del cosiddetto “rules-based order”.
“Non è un argomento che le persone serie accettano”, ha affermato Kanwal Sibal, ex ministro degli Esteri indiano. “Il resto del mondo – continua Sibal – la vede come una guerra europea. Non la vede come un conflitto globale o come viene presentata dall’occidente. Sì, ha delle ripercussioni internazionali come l’inflazione. Ma quelle ripercussioni sono provocate dalle sanzioni”. In questi giorni proliferano anche le analisi sull’economia russa, riconoscendo la resilienza dimostrata finora con un calo di poco oltre il 2 per cento nel 2022, ma con anche la previsione che gli effetti si cominceranno a sentire di più quest’anno. Ormai, però, pochi si spingono a dire che la Russia non sarà più in grado di sostenere la guerra a livello di produzione industriale.
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February 28, 2023
Notizie, Politica