Come dice lo stesso nome, al centro della “Indo-Pacific Strategy” adottata dagli Stati Uniti in questi anni c’è proprio l’India. Il “Pivot to Asia”, lo spostamento delle attenzioni americane dall’Europa e dal Medio Oriente all’Asia iniziato durante la presidenza Obama, aveva anticipato il riconoscimento dell’importanza di affrontare la nuova potenza emergente, la Cina, come principale rivale degli Stati Uniti per i prossimi decenni. Poi negli anni di Trump – e grazie anche alla pandemia – le istituzioni americane hanno finalmente capito che la politica di globalizzazione economica oltre ai benefici per il mondo finanziario occidentale aveva generato anche forti disagi nella classe media e lavoratrice, insieme ad una seria perdita di sovranità economica a causa della dipendenza da filiere troppo estese e fragili. Questi fattori hanno contribuito alla decisione di concentrare gli sforzi geopolitici sulla “competizione tra grandi potenze” partendo dalla necessità di difendersi dalla perdita di potere reale di fronte alla crescita cinese, sia con un rinnovato sforzo di investimento nell’economia americana, sia con una serie di alleanze per contrastare l’espansionismo di Pechino.
Una delle iniziative più importanti è il cosiddetto “Quad”, cioè il Dialogo quadrilatero di sicurezza tra Usa, Giappone, Australia e India. L’obiettivo, sostenuto da una serie di iniziative bilaterali partite da Washington, e di portare Nuova Delhi dal lato dell’Occidente, sfruttando le tensioni continue tra l’India e la Cina e completando nel quadro sudovest il cerchio di alleanze con i grandi paesi della regione, come Corea del Sud, Giappone, Australia.
La guerra in Ucraina sta mettendo in dubbio la riuscita di questo progetto.
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March 31, 2022
Notizie, Strategia