Nelle poche settimane della campagna elettorale italiana non sono mancate espressioni di preoccupazione a livello internazionale per la possibilità che Fratelli d’Italia possa diventare il primo partito del paese e dunque il maggiore azionista del prossimo governo. Se da una parte la figura di Giorgia Meloni attira delle attenzioni per il fatto di essere una donna con delle possibilità concrete di approdare a Palazzo Chigi, dall’altra prevale comunque la discussione sul fatto che Meloni sia alla guida di un partito di “estrema destra”, identificata di solito come post-fascista. E nonostante gli sforzi consistenti di presentarsi come affidabile agli occhi degli alleati internazionali, rimane l’impressione che Fratelli d’Italia, e il secondo partito di centrodestra la Lega, marcheranno uno sbandamento a destra tale da mettere in discussione l’affidabilità dell’Italia su temi come l’Ucraina e l’integrazione europea.
Il presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen è stata esplicita il 22 settembre: “Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti”. E da tempo la stampa estera sottolinea il presunto pericolo Meloni, come si vede dalla decisione del New York Times di lasciare in prima pagina un articolo sulle preoccupazioni dell’Europa in merito alla Meloni per ben 6 giorni. Di fronte a molti articoli un po’ scontati in questo senso qualche voce contraria si è sentita, sottolineando l’importanza del voto democratico dopo l’ennesimo presidente del consiglio non eletto, ma è stato raro trovare delle analisi oggettive sul perché un quarto degli italiani sembra intenzionato a votare per FdI, e perché si vede ancora una volta un partito che esprime una netta opposizione all’establishment politico schizzare in cima alle preferenze, come già successo in passato con il Movimento Cinque Stelle prima, e la Lega poi.
L’esito del voto, naturalmente, è ancora incerto.
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September 25, 2022
Politica