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Draghi Quirinale

Crisi e democrazia

July 20, 2022

Politica

Dalla guerra in Ucraina alla crisi di governo in Italia

– di Andrew Spannaus –

Alla fine del suo discorso, in occasione della Cena dei Corrispondenti della Stampa Estera in Italia, tenutasi a Roma lo scorso 12 luglio, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato della necessità di difendere il diritto fondamentale all’informazione. Pur riconoscendo il rischio di disinformazione in questo periodo, Draghi ha detto “noi vogliamo difendere la libertà di stampa anche se ci sono questi inquinamenti… perché la nostra democrazia è forte a sufficienza per difendersi dalla disinformazione”.

Tralasciando il fatto che il presidente aveva appena presentato un elenco dei successi del proprio governo senza prendere domande dai giornalisti, occorre dare atto a Draghi di aver affermato un principio importante, che non è affatto scontato in questo periodo. Dall’inizio della rivolta “populista” degli ultimi anni fino allo scoppio della guerra in Ucraina, si sono moltiplicati i tentativi di controllare il discorso pubblico stabilendo dei limiti di quello che viene ritenuto accettabile, per non definire qualcuno come ignorante, razzista, bigotto e da ultimo, ma certamente non da meno, sostenitore di Putin.

Ci sono ovviamente dei vincoli a quanto si può dire in pubblico; bisogna agire entro i limiti della legalità. Ma in questi tempi di crisi, sia sui social media che nelle università, in Ucraina e anche in Italia, occorre interrogarsi su come garantire la libertà politica e di espressione in momenti difficili, onde evitare di indebolire le nostre società imponendo un pensiero unico.

Un primo esempio viene dall’Ucraina. Se ne parla poco, evidentemente per non offuscare il contrasto netto tra aggressore e aggredito nella guerra scatenata dalla Russia di Putin, ma il problema è ben presente.

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