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La crisi in Cina

May 7, 2022

Economia

– di Paolo Balmas –

La Cina è di nuovo sull’orlo del precipizio. Nel 2020 doveva spingerla nel baratro il coronavirus. Nel 2021, invece, era il debito di Evergrande a dover dare il colpo di grazia. Il 2022, secondo analisti e quotidiani, è l’anno di una nuova minaccia, ovvero la politica del ‘zero Covid’, che prevede la chiusura delle attività economiche e l’isolamento delle persone. Come nella prima metà del 2020, l’economia è rallentata artificialmente, solo che questa volta c’è tutto il peso degli anni appena passati. Le restrizioni, che si ripercuoteranno sui consumi interni e anche sulle esportazioni, metteranno a rischio l’obiettivo di crescita del governo per quest’anno. Mentre Pechino teme il lockdown, la zona di Shanghai è stata ed è ancora colpita da una dura operazione di contenimento delle autorità. Molte aziende che fanno parte delle catene di valore di Apple e altre grandi corporazioni occidentali (ma anche cinesi), sono state fermate. La logistica portuale ha subito rallentamenti forzati. Alcuni hanno intravisto in queste decisioni sostenute dal governo centrale una forma di guerra economica indiretta contro l’Occidente. Ma secondo altri osservatori, i problemi reali connessi alle nuove ondate di coronavirus sono reali e riconducibili a una campagna vaccinale che non ha funzionato come sperato.

Tuttavia, le notizie e le previsioni di una Cina sull’orlo del precipizio sono ancora quest’anno, come in quelli precedenti, in contrasto con alcuni fatti.

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