L’acuirsi delle tensioni intorno all’Ucraina va valutata in relazione al dialogo di “stabilità strategica” lanciato tra gli Stati Uniti e la Russia negli ultimi sei mesi, in cui non solo Joe Biden e Vladimir Putin hanno sviluppato un rispetto reciproco, ma i due paesi hanno anche dato vita ad una serie di gruppi di discussione su temi come il controllo degli armamenti e la sicurezza cyber. Dunque gli eventi di queste settimane potrebbero sembrare una brusca battuta d’arresto, un’inversione di direzione da parte di Mosca rispetto al recente dialogo, ma come sempre, occorre capire chi incoraggia il conflitto e quali siano le intenzioni delle parti, oltre al livello delle dichiarazioni pubbliche.
Le preoccupazioni in merito ad un’imminente intervento di Mosca sono salite velocemente nel mese di novembre quando il tema è stato discusso tra i funzionari dell’intelligence Usa con gli alleati europei, e poi amplificato dai grandi giornali americani, circostanze che hanno spinto la politica, e in particolare il segretario di Stato Antony Blinken – noto per le sue posizioni interventiste nel panorama democratico – a minacciare “severe conseguenze” nel caso di un’incursione russa.
Agli inizi di dicembre il Washington Post ha scritto di un rapporto riservato dell’intelligence Usa che avrebbe previsto un’invasione dell’Ucraina all’inizio del 2022. Ovviamente si trattava di indiscrezioni volute da qualcuno, ma pochi giorni dopo il Direttore della Cia William Burns ha dichiarato che in realtà non si è raggiunta alcuna conclusione sulla questione; la rettifica ha avuto meno eco sulla stampa, come di solito succede.
Il sospetto che si siano alimentate intenzionalmente le paure in merito ad un’invasione non toglie il fatto che la Russia ha in effetti spostato molte truppe nelle zone vicine al confine con l’Ucraina. Non è la prima volta – era successo anche in primavera senza conseguenze – ma il Cremlino non nasconde la volontà di far sentire la propria presenza per influenzare le decisioni occidentali, e afferma anche la necessità di spostare truppe in quelle aree per via dell’aumento delle esercitazioni della Nato ai suoi confini, in particolare nel Mar Nero nell’ultimo periodo.
Putin ha parlato direttamente con Biden il 7 dicembre, sottolineando la sua richiesta di rassicurazioni vincolanti che l’Ucraina e la Georgia non entreranno nella Nato. Anzi, chiede pure che non vengano integrate appieno nell’Unione europea, visto come un passo nella stessa direzione. Biden non può impegnarsi pubblicamente in questo senso, e infatti ha ribadito che la scelta spetta ai popoli coinvolti. Tuttavia il presidente americano vorrebbe abbassare le tensioni e la Casa Bianca non intende spingere la questione dell’adesione alla Nato nei prossimi anni; alcun fonti dicono che per “almeno 10 anni” non se ne parlerà.
Putin vuole evitare nuove “rivoluzioni colorate”, incoraggiate dalle agenzie di governo americane come il National Endowment for Democracy, ma a Washington si sottolinea che quei movimenti sono aperti e legittimi, non azioni clandestine come quelle promosse dalla Cia in altri paesi in passato.
Nelle discussioni e nelle dichiarazioni pubbliche Biden ha cercato di adottare una linea netta, ma senza lasciare spazio per chi vorrebbe un coinvolgimento americano diretto nel conflitto ucraino. Ha minacciato pesanti sanzioni economiche contro la Russia, compresa l’esclusione dal sistema SWIFT che avrebbe conseguenze importanti, ma ha escluso categoricamente l’idea di mandare truppe americane, ricordando che gli impegni nel contesto della Nato non si estendono all’Ucraina. In questo modo, nonostante gli aiuti militari forniti a Kiev, Biden ottiene due risultati: evita qualsiasi ipotesi di scontro militare tra le superpotenze, e fa capire a Kiev che deve procedere con cautela, senza fughe in avanti. Le discussioni tra i due presidenti continueranno, come anche i gruppi di lavoro. Alla fine gli Usa potrebbero offrire delle rassicurazioni informali alla Russia per quanto riguarda le forze militari occidentali dispiegate negli Stati vicini alla Russia. Non sarà quanto chiede Putin, ma grazie al dialogo già in corso si può sperare in un miglioramento del clima nei prossimi mesi, seppur con la necessità di navigare le difficoltà generate da chi preferisce la postura più aggressiva da entrambe le parti. Nelle discussioni riservate tra la Casa Bianca e il Cremlino in queste settimane, i russi hanno infatti ribadito che Putin deve dimostrarsi forte contro l’Occidente, per non subire un’erosione del suo potere interno.
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December 18, 2021
Notizie, Politica, Strategia