Nel giugno 2020, nel bel mezzo della sfida elettorale tra Donald Trump e Joe Biden, testate del calibro del Washington Post e del New York Times svelarono lo scandalo delle bounties (taglie) che l’intelligence militare russo avrebbero offerto ai militanti afgani per l’uccisione di personale militare americano in Afghanistan. La notizia era attribuita a “funzionari” governativi, lavorando sulla base di informazioni raccolte dall’intelligence e dalle forze speciali americane, e naturalmente fu usata come ariete contro l’allora presidente Trump per via del suo atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti di Vladimir Putin. Infatti, Trump evitò di sollevare la questione con il presidente russo, affermando che poteva trattarsi di “fake news”, procurandosi una serie di critiche pesanti nella stampa e anche nel mondo politico: venne accusato dai democratici – compreso Joe Biden – di aver trascurato il suo dovere di difendere il paese, e le accuse furono considerate come fatti accertati nella discussione politica americana.
Il problema è che le prove di questa operazione da parte dei russi non c’erano;
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May 1, 2021
Notizie, Politica, Strategia