(free) – di Andrew Spannaus –
Mentre i repubblicani al Congresso rimangono pressoché compatti nell’opposizione all’interventismo economico del presidente Joe Biden, continua il dibattito nei think-tank sulla necessità di abbandonare il modello neoliberale degli ultimi decenni e abbracciare un “capitalismo del bene comune”. La frase viene promossa dal senatore Marco Rubio della Florida, che insieme ad altri politici repubblicani che hanno abbracciato il populismo economico degli ultimi anni, mira ad allontanare i conservatori dall’ortodossia di Wall Street e ad identificarsi di più con la classe lavoratrice.
A guidare il dibattito è il gruppo American Compass, fondato circa un anno fa e presieduto da Oren Cass, ex consigliere di Mitt Romney. In un nuovo paper pubblicato lo scorso 25 marzo Cass affronta “L’ascesa di Wall Street e il declino degli investimenti americani”, presentando un’analisi dettagliata e molto interessante su come la dotazione di capitale delle imprese statunitensi si è contratta di migliaia di miliardi di dollari negli ultimi decenni, a causa del fatto che ormai il concetto di “investimento” viene equiparato semplicemente al trasferimento di soldi da una parte all’altra, senza alcun legame con la creazione di benessere nell’economia reale. Anzi, spesso il modello attuale va proprio nell’altra direzione, quando le società lavorano attivamente per convertire i beni produttivi in contanti da distribuire agli azionisti.
Sulla base di uno studio di tutte le società presenti sul NYSE e il NASDAQ tra il 1971 e il 2017, Cass fa una divisione in tre categorie: le Grower, quelle che puntano alla crescita, con spese in conto capitale maggiore dell’EBITDA, e che utilizzano i mercati per finanziare gli investimenti; le Sustainer, le cui spese in conto capitale sono maggiori del capitale fisso, ma comunque trasferiscono soldi agli azionisti; e le Eroder, chi erode il proprio capitale fisso a causa di un livello insufficiente di investimenti; quest’ultime avrebbero risorse sufficienti per ricostituire il capitale, ma scelgono invece di privilegiare i trasferimenti monetari agli azionisti.
Secondo lo studio di American Compass, tra il 1971 e il 1985 la divisione delle società sul mercato, in termini di capitalizzazione sul mercato, era la seguente: Grower 9%, Sustainer 82%, Eroder 6%. Nel tempo, però, le proporzioni sono cambiate, e nel 2009 la quota degli Eroder ha superato quella dei Sustainer. Nel 2017 la divisione era: Grower 3%, Sustainer 40%, Eroder 49%. E non si tratta di una misura assoluta degli investimenti, che potrebbe essere falsata in base al tipo di società (manifatture v. IT, per esempio). Si misura il rapporto all’interno delle rispettive società, trovando che questa trasformazione verso l’estrazione di ricchezza finanziaria e il minore investimento nel capitale fisso è trasversale: se nella manifattura le Eroder sono andate dal 7% al 47% nel periodo indicato, nel settore della “informazione” – che comprende media, comunicazioni, internet e software – sono andate dal 2% al 52%. La conclusione è che l’economia “operativa” ha perso migliaia di miliardi di dollari in questi anni, che corrispondono ad un deficit di investimenti con forti danni all’industria e all’innovazione.
In conclusione del suo paper Cass propone una serie di opzioni che il legislatore dovrebbe considerare per ripristinare il funzionamento corretto dei mercati a favore dell’economia produttiva. Tra queste, indica idee come: l’aumento della tassazione sulle plusvalenze a breve termine e speculative, la separazione tra società finanziarie che fanno investimenti produttivi e quelle che si limitano a scambi finanziari, e prevedere la responsabilità delle società di private equity per il debito che caricano sulle imprese che vengono acquistate.
Si tratta di proposte che potrebbero trovare appoggio anche tra gli economisti esperti di sinistra, che sono alla ricerca di cambiamenti strutturali che la Casa Bianca – vista comunque come più aperta ai progressisti degli altri presidenti democratici recenti – potrebbe accettare senza essere accusata di abbracciare proposte estreme. Rimane da vedere se queste idee per una riforma del capitalismo neoliberale potranno fare strada nel mondo repubblicano senza essere fagocitate dalle logiche politiche di breve termine.
– Newsletter Transatlantico N. 13-2021
Iscriviti per accedere a tutte le notizie
April 10, 2021
Economia, Notizie