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Cari lettori e lettrici di Transatlantico.info,
Quattro anni fa, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali americane del 2016, sul nostro sito pubblicammo un breve articolo indicando che Trump si stava avvicinando a Clinton, e poteva ancora sperare in una sorpresa il giorno del voto, a causa di dubbi legittimi sui metodi utilizzati dai sondaggisti. Oggi, come allora, “buona parte del mondo politico e mediatico è convinta che la corsa per la Casa Bianca è essenzialmente decisa”, anche se nel 2020, va detto che la preoccupazione tra i democratici rimane alta, memori della scottatura subita quattro anni fa.
La domanda che tutti si pongono è se anche quest’anno potrebbe esserci una sorpresa simile, con i sondaggi che falliscono l’obiettivo di cogliere il sentimento degli elettori. Infatti nel novero delle migliaia di rivelazioni condotte negli ultimi mesi, c’è un piccolo numero che favoriscono Trump; e ci sono anche alcuni modelli basati su altri fattori, non i sondaggi, che indicano una probabile vittoria del presidente in carica.
La prima differenza da riconoscere tra il 2016 e il 2020 e che quattro anni fa Trump si era avvicinato a Clinton nei sondaggi delle ultime settimane di campagna elettorale: infatti la media finale del sito RealClearPolitics (RCP) era del 3,2%. Alla fine Clinton vinse il voto popolare del 2,1%, quindi in linea con le previsioni, ma l’errore dei sondaggi a livello di alcuni stati, principalmente quelli del Midwest, permise a Trump di ottenere una vittoria di minoranza attraverso il sistema dell’Electoral College.
Oggi, a quattro giorni dal voto, il deficit che deve affrontare Trump è di 7,8% nella media RCP e di 8,8 % nella media del sito FiveThirtyEight, che usa un sistema più sofisticato di ponderazione dei risultati. Dunque, Trump è decisamente più lontano di quattro anni fa, e in questi giorni si è visto un movimento molto limitato nella sua direzione.
Tuttavia, per il presidente una strada per la vittoria esiste: si tratta prima di tutto di vincere in Pennsylvania, e poi di evitare di perdere in stati come North Carolina, Florida e Arizona; quest’ultimi hanno votato per i repubblicani nel 2016, e la politica locale tende verso destra, offrendo un vantaggio naturale al presidente. La Pennsylvania risulta lo stato più importante quest’anno. Biden ha un vantaggio medio di circa 5 punti nei sondaggi, poco oltre il margine d’errore. Se hanno ragione i sondaggisti che affermano l’esistenza di una distorsione a causa di elettori che evitano di dichiarare la loro preferenza per Trump per via di una sorta d’imbarazzo sociale, non è difficile pensare che quel gap potrebbe ridursi di qualche punto, aprendo allo scenario a cui il presidente e il partito repubblicano si preparano da mesi, quello della contestazione dei voti per posta, visto che tendono a favorire i democratici. In una situazione del genere, i ricorsi in tribunale potrebbe svolgere un ruolo importante, e l’orientamento della Corte Suprema – ora con una forte maggioranza conservatrice grazie alla conferma lampo di Amy Coney Barrett – potrebbe risultare decisivo.
Insomma, non è difficile costruire uno scenario in cui l’esito del voto rimane incerto per molti giorni, permettendo a Trump di rimanere in partita. Sembra sorprendente pensare che il presidente possa superare tutti i fattori negativi presenti nel 2020 – ad iniziare dalla pandemia del Covid-19, chiaramente – per non parlare della sua immagine negativa presso la maggioranza degli americani anche prima di quest’anno infernale. Eppure la possibilità di una riconferma non può essere esclusa, grazie non solo alla debolezza di Biden e le divisioni nel mondo democratico, ma anche al permanere di un sentimento anti-establishment e anti-politicamente corretto nel paese, che è stato in parte acuito dagli eventi recenti.
Biden è comunque favorito, dai numeri e dalle circostanze. A questo punto le due incognite, che potrebbero ribaltare le previsioni, sono l’incertezza legata al voto per posta e ai relativi ricorsi legali come discussi sopra, e l’affluenza. Le prime indicazioni sono che questo secondo aspetto aumenterà in modo significativo, in base al fatto che ad oggi oltre 70 milioni di americani hanno già votato in anticipo. Ma si saprà solo dopo se questo riflette un forte balzo in avanti dei numeri totali, o più che altro una diversa distribuzione del voto a causa di paure legate al coronavirus. L’impressione è che l’affluenza aumenterà, e ciò potrebbe aiutare a livello complessivo i democratici, molti dei quali erano rimasti a casa quattro anni fa. Se su entrambi questi punti gli eventi favoriranno Biden, potrebbe anche conquistare una vittoria netta, costringendo Trump ad ammettere la sconfitta rapidamente.
In queste settimane, nella promozione del mio nuovo libro L’America post-globale, ho avuto modo di parlare spesso dei grandi cambiamenti impressi da Donald Trump alla politica americana, e anche mondiale. Infatti, a prescindere dal giudizio sullo stile di governare di Trump, e sulle divisioni sociali che spesso alimenta, è indubbio che su alcuni temi ha provocato una virata significativa nelle istituzioni del paese: sulle politiche commerciali e industriali, e sull’approccio verso la Cina, per nominare solo due temi dove è probabile che non si torni indietro. Chi è interessato ad approfondire può trovare vari video e articoli postati sulla mia pagina Facebook pubblica: Andrew Spannaus – Transatlantico.info.
Rimane in ogni caso la necessità di capire dove andrà l’America nei prossimi mesi e anni, per affrontare le grandi correnti di cambiamento provocate da Trump, e anche di cui Trump è a volte semplicemente il riflesso. Una cosa sicura è che questi quattro anni non potranno essere considerati solo un’aberrazione, senza effetti profondi e duraturi. Anche per l’Europa, si pone la grande sfida di come agire in quanto parte di un’Occidente che deve rimodulare il modello della globalizzazione, per mantenere il suo ruolo centrale in termini sia economici che strategici.
Vi dò appuntamento a dopo il voto, e per chi vuole seguire i risultati in diretta, sarò a RaiNews24 dalle ore 5 alle ore 10 del 4 novembre con commenti in tempo reale.
Andrew Spannaus
November 3, 2020
Politica