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Cosa succederà dopo il 3 novembre

September 18, 2020

Notizie, Politica

di Andrew Spannaus

A meno di due mesi dalle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti infervora il dibattito sugli scenari che potranno emergere nel caso l’esito del voto non sia subito chiaro. Ad oggi Joe Biden ha un vantaggio di oltre 7 punti di media nei sondaggi nazionali, vantaggio che la Convention repubblicana è riuscita ad intaccare solo in piccola parte. Un margine di questa entità permetterebbe a Biden di vincere abbastanza stati da evitare una situazione come quella del 2016, cioè di una vittoria nel voto popolare ma una perdita con il sistema dei grandi elettori. Viceversa, se il distacco dovesse ridursi a 3-4 punti, la possibilità della rielezione di Trump diventerebbe più concreta, data la distribuzione dei voti nel paese. Per capire perché non è sufficiente vincere nel voto popolare, basti sapere che nel 2016 il margine di Hillary Clinton nel solo stato della California era di oltre 4 milioni di voti, più del suo margine complessivo a livello nazionale di poco meno di 3 milioni di voti. Cioè, senza considerare la California, Clinton perse nel resto del paese.

Da qualche settimana si vedono segni di speranza per Trump: il vantaggio di Biden negli stati chiave della Pennsylvania e della Florida si sta riducendo, con segnali di forza per il presidente tra la classe operaia e nelle zone rurali, e di recupero tra le minoranze a partire dagli ispanici. E tra due settimane ci sarà il primo dibattito televisivo, momento importante per Trump che spera di ottenere conferma delle sue accuse a Biden di essere confusionario e sulla strada della demenza senile. Se Biden invece dovesse superare quel test, Trump dovrà puntare soprattutto su un miglioramento della situazione sanitaria ed economica dovuta al coronavirus.

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