– di Andrew Spannaus –
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, si vive un’atmosfera che ricorda gli ultimi mesi dell’amministrazione Obama, quando l’allora presidente fu costretto ad abbandonare i suoi tentativi di collaborazione con la Russia, sotto l’offensiva delle istituzioni d’intelligence del proprio paese. A quel punto si attendeva l’elezione di Hillary Clinton e un ritorno ad una politica più aggressiva verso Mosca, attesa chiaramente interrotta dalla vittoria a sorpresa di Trump.
Ora sembra probabile una vittoria di Biden a novembre, e in politica estera l’establishment si sta scaldando i muscoli, pensando a come ripristinare il liberal international order dopo l’interruzione rappresentata da Trump. Il Russiagate è fallito, e il presidente non ha potuto fare grandi cambiamenti nonostante le tentate aperture verso Vladimir Putin, ma su vari fronti Trump va avanti con la riduzione della presenza militare americana all’estero. Uno di questi è l’Afghanistan, dove è in programma il ritiro delle truppe, che piace poco alla maggior parte delle istituzioni di Washington.
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July 25, 2020
Notizie, Politica, Strategia