– di Andrew Spannaus –
(nella foto: una Maquiladora nel Messico)
Il 14 dicembre, lo stesso giorno in cui la Presidente della Camera dei Rappresentanti Usa Nancy Pelosi ha annunciato formalmente l’impeachment di Donald Trump, la Casa Bianca e i democratici alla Camera hanno anche annunciato l’intesa sul nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada. Così, nemmeno un’ora dopo il momento che ha certificato il tentativo dei democratici di rimuovere il presidente dalla carica, lo stesso partito si è messo d’accordo con Trump su uno dei temi principali della sua campagna elettorale del 2016, e che promette di aiutarlo anche nel 2020. Ormai anche il Senato Usa ha completato l’iter del nuovo patto, anche se non potrà entrare in vigore fino a quando il Parlamento canadese non lo ratificherà.
Sul fronte cinese, invece, l’Amministrazione Usa ha firmato l’accordo “phase one” il 15 gennaio, sancendo una tregua nella guerra dei dazi accusata di aver fomentato incertezza e provocato un rallentamento di molte economie mondiali.
La prima constatazione da fare riguarda il modo in cui il Presidente Trump ha utilizzato il potere americano per ottenere questi accordi. Mentre Messico e Cina hanno fatto varie concessioni per raggiungere la pace, gli Stati Uniti hanno essenzialmente rinunciato solo ai dazi che Trump aveva messo, e minacciato di aggiungere, nei suoi primi anni alla Casa Bianca. Dunque Trump ha creato lo scontro, e poi ha preteso concessioni dagli altri per porne fine. Non è certamente una strategia che potrebbero utilizzare tutti, ma Trump ha seguito con successo il suo convincimento che gli altri hanno più da perdere da una guerra commerciale che non gli Stati Uniti.
Gli scettici ribattono che in realtà la Cina non ha concesso molto, e che Trump aveva bisogno di fermare la guerra perché settori importanti dell’economia americana come gli agricoltori hanno sofferto parecchio l’imposizione dei dazi.
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January 19, 2020
Economia, Notizie