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Trump Netanyahu

Segnali contrastanti da Washington sull’Iran

May 29, 2019

Notizie, Politica, Strategia

(free) – “Non voglio entrare in guerra”. Queste le parole del presidente americano Donald Trump in un’intervista rilasciata a Fox News lo scorso 19 maggio, incalzato da un reporter che gli ha ricordato quanto sono piaciute a molti elettori nel 2016 le sue critiche alle guerre dell’establishment americano. Trump ha aggiunto che “esiste un complesso militare-industriale, a cui piace la guerra”. Ha ricordato che dopo aver ripreso il territorio dal califfato in Siria, ha deciso di riportare le truppe a casa, ma che molti nell’establishment “sono impazziti. C’è gente qui a Washington che non vuole mai andare via… […] Io non sono cambiato”.

Allo stesso tempo però, l’amministrazione Usa ha preso alcune misure negli ultimi giorni che vanno incontro alle richieste dei falchi, con in testa il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. Saranno inviate altre 1.500 truppe nella regione, con materiale militare aggiuntivo rispetto alla situazione attuale. Siamo ben lontani dalle 120 mila truppe chieste da Bolton, ma comunque si tratta di un segnale interpretato dagli iraniani come un aumento della minaccia, che va incontro alla fazione pro-regime change a Washington.

Inoltre, Trump ha deciso di sfruttare un cavillo legislativo per aggirare il Congresso e approvare nuove vendite di armi all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti, e alla Giordania, per un valore di circa 8 miliardi di dollari. Secondo il Dipartimento di Stato, la vendita serve come “deterrente rispetto all’aggressione iraniana”. Oltre ad alimentare i dubbi sulla possibile manipolazione dell’intelligence da parte di chi caldeggia uno scontro più o meno diretto con la Repubblica islamica, la mossa della Casa Bianca ha mandato sulle furie alcuni membri democratici del Senato, che intendono difendere le competenze del Congresso in merito alle decisioni sulla guerra e il trasferimento di armi.

Infine, c’è da registrare una lettera aperta di 70 generali, ammiragli e ambasciatori in congedo, che chiedono a Trump di abbassare le tensioni con l’Iran. “Una guerra con l’Iran, per scelta o per errore di calcolo, avrebbe ripercussioni drammatiche in un Medio Oriente già destabilizzato”, scrivono i firmatari. E sottolineano il pericolo della mancanza di dialogo tra le parti: “La mancanza di comunicazioni dirette tra i leader politici e militari degli Stati Uniti e dell’Iran in un momento di retorica inasprita aumenta la possibilità di un errore di calcolo che potrebbe portare ad un conflitto militare in modo non intenzionale”.

– Newsletter Transatlantico N. 17-2019

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