(free) – di Andrew Spannaus –
In risposta ai segnali preoccupanti che provengono dall’Amministrazione Trump sull’Iran, molti leader al Congresso Usa sembrano intenzionati ad agire in anticipo per bloccare una fuga in avanti della Casa Bianca. Tre senatori democratici (Tom Udall, Richard Durbin e Elizabeth Warren) e un senatore repubblicano (Rand Paul) stanno promuovendo una proposta di legge che vieterebbe il finanziamento di operazioni militari contro l’Iran senza l’approvazione espressa del Congresso, che come abbiamo scritto più volte, è competente a decidere se entrare o meno in guerra in base alla Costituzione.
Questi quattro senatori avevano votato a favore dell’accordo quando fu promosso da Barack Obama nel 2015, e quindi la loro posizione risulta coerente. E’ più sorprendente vedere il cambiamento avvenuto in questi anni da parte di chi ha osteggiato l’accordo in precedenza. Infatti Obama riuscì ad ottenere il sostegno del Senato solo perché si trattò di un voto “negativo”, nel senso che serviva un’approvazione espressa di 60 senatori – in base alle regole del Senato Usa – per fermare l’intesa; così con appena 42 voti fu possibile salvare l’accordo.
Uno dei democratici più in vista che era ostile alla posizione di Obama era il senatore Robert Menendez del New Jersey, il capogruppo democratico nella Commissione Affari Esteri. Oggi invece Menendez vuole bloccare l’Amministrazione dal prendere azioni contro l’Iran. Anche Chuck Schumer, ora capo dei democratici al Senato, si era opposto fermamente all’accordo nel 2015; oggi crede che ritirarsi è stato un errore. A livello internazionale ci sono stati cambiamenti anche in alcuni paesi europei, a partire dalla Francia, che nel 2015 aveva cercato di sabotare l’accordo all’ultimo momento.
Insomma, ad oggi si tende a dimenticare che la forte spinta da parte di Obama per raggiungere l’accordo nucleare con l’Iran godeva di un sostegno decisamente minoritario dentro le istituzioni americane. Ora, però, la prospettiva di una nuova destabilizzazione dell’area ha fatto cambiare idea a coloro che in passato avevano seguito pedissequamente la linea degli alleati di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti, rappresentanti dall’associazione AIPAC.
– Newsletter Transatlantico N. 15-2019
May 19, 2019
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