– di Andrew Spannaus –
“L’idea liberale è obsoleta”. Con questo titolo il Financial Times ha presentato la sua intervista con il presidente russo Vladimir Putin lo scorso 27 giugno. In buona parte dell’Occidente i commenti si sono concentrati sugli aspetti politici e culturali delle affermazioni di Putin, partendo dal suo appoggio per il “populismo nazionale” nato dal “risentimento pubblico per l’immigrazione, il multiculturalismo e i valori secolari a detrimento della religione”. La pronta risposta di Emanuel Macron e Donald Tusk, citata nel Corriere della Sera del 28 giugno, è stata la difesa della “democrazia liberale” e l’attacco “dell’autoritarismo e il culto della personalità”.
Tuttavia, c’è un altro aspetto della critica sollevata da Putin, che non va sottovalutato: quello economico. I media occidentali hanno sottolineato il tema dei valori culturali, ma ancora una volta si commetterebbe un grave errore a non ingaggiare anche la discussione sul tema della globalizzazione finanziaria; come nel caso di Donald Trump negli Usa, o quello dei vari movimenti anti-sistema in Europa, non si può capire la rivolta degli elettori di quest’anni senza affrontare la trasformazione economica degli ultimi decenni, che ha provocato un indebolimento dell’economia reale e delle condizioni di vita della classe media.
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August 9, 2019
Economia, Politica