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Il discorso di Oprah Winfrey alla cerimonia dei Golden Globes ha mandato in escandescenza i media, prospettando una sfida tra la regina della televisione americana e l’attuale presidente per la Casa Bianca nel 2020. In merito all’uscita di Oprah – così conosciuta negli Usa che basta solo il nome per citarla – occorre fare qualche considerazione.
Già prima del suo discorso appassionato sulla questione #metoo – il movimento nato in risposta al caso Weinstein e tutto quello che ne è seguito – si cominciava a parlare di una potenziale candidatura di Oprah alle presidenziali del 2020. Dunque è evidente che lei ci stia pensando, e anche che abbia cercato di utilizzare il momento particolare creato nel mondo dello spettacolo dalle denunce delle molestie sessuali a portare la resistenza a Trump ad un livello superiore. In questo senso cerca di indicare la strada al partito democratico, e inserirsi nella conversazione.
Mancano ancora due anni alle prime primarie presidenziali, ma è evidente che il #metoo potrà avere un effetto sul clima politico, soprattutto nel partito democratico, che cerca di distinguersi da Donald Trump. Infatti alcuni politici democratici sono stati costretti a dimettersi dalle loro cariche nonostante le accuse contro di loro fossero piuttosto deboli, a causa della necessità per i democratici di poter continuare a criticare il presidente senza essere soggetti minimamente a censure dello stesso tipo.
Tuttavia la questione vera per il partito democratico è un’ altra: quale strategia seguirà il partito nel tentativo di riguadagnare il controllo del Congresso e poi della Casa Bianca? Si baserà tutto sull’opposizione personale a Donald Trump, oppure si affronteranno seriamente i motivi che hanno permesso a quest’ultimo di vincere nel 2016? Il rischio è proprio che si dimentichino le difficoltà della classe media e la follia della politica degli interventi militari promossa dai neoconservatori.
Candidare una celebrità come Oprah Winfrey significherebbe non solo ammettere che non serve esperienza e competenza per fare il presidente, ma anche che non si intende proprio concentrarsi sui temi economici sollevati da persone come Bernie Sanders e Elizabeth Warren. E’ vero che Oprah non è la solita rappresentante di Hollywood; è popolare anche presso molte persone che hanno votato Trump, grazie al suo successo enorme nel mondo televisivo. Ma un partito che si focalizza solo sull’opposizione al presidente a livello sociale – per quanto possano sembrare dominanti tali temi in questo momento – rischia di perdere l’occasione per rivedere i propri errori.
C’è un dettaglio che dimostra il problema. Sul tema di politica estera che ha permesso a Barack Obama di vincere le primarie nel 2008, Oprah ha una forte debolezza. E’ risaputo che sostenne apertamente la guerra in Iraq del 2003. Sono passati 15 anni ormai, ma il tema divide ancora, soprattutto tra i democratici. Per chi vuole presentarsi come la speranza dei progressisti, senza esperienza politica ma con un forte messaggio morale, un errore di questo tipo solleva dubbi importanti sulla sua capacità di giudizio.
– Newsletter Transatlantico N. 1-2018
January 13, 2018
Cultura, Notizie, Politica