– (free) – di Paolo Balmas –
La Russia ha ammorbidito la propria posizione nei confronti del Giappone riguardo a un potenziale accordo per siglare il trattato di pace che non è mai stato firmato dalla fine del secondo conflitto mondiale. Un atto che potrebbe cambiare la geografia politica dell’Estremo Oriente. Per il Presidente Putin, andare incontro al Giappone di Abe non può che rivelarsi utile, se non addirittura necessario. Sia da un punto di vista politico, interno ed esterno, che economico. Mentre Bruxelles ha appena rinnovato, per altri sei mesi, le sanzioni economiche contro Mosca, la Russia agisce con decisione su fronti lontani fra di loro nello spazio, ma facenti parte di un’unica strategia volta a mantenere e rafforzare le proprie posizioni globali.
Il tentativo di avvicinamento al Giappone, ben accolto da Tokyo, è avvenuto mentre le forze armate russe erano impegnate nelle esercitazioni congiunte, Vostok 2018, in corso fino al 17 settembre con l’esercito cinese nella regione siberiana (esercitazioni alle quali era stata invitata anche la Turchia). Tokyo non sembra avvertire la relazione militare fra Mosca e Pechino come una minaccia. Il premier Abe, mentre era in visita nella città di Vladivostok, per la quarta edizione dell’Eastern Economic Forum, si è impegnato a recarsi in visita a Pechino nelle prossime settimane. Sebbene sia stata messa la questione coreana in cima all’agenda delle due grandi potenze orientali, Abe ha affermato che si sta preparando per un nuovo livello di relazioni economiche con la Cina. Inoltre, il Giappone ha invitato Pechino a prendere parte nella sua iniziativa per la sicurezza nella regione indopacifica, la Free and Open Indo-Pacific Strategy (FOIPS).
Gli appuntamenti e le vivaci dinamiche che hanno impegnato negli ultimi giorni la Russia nelle sue regioni estremo orientali, non hanno di certo impedito al governo di aumentare le attenzioni in Siria. Malgrado gli sforzi diplomatici di più paesi, all’orizzonte non si prospettano giorni migliori in Medio Oriente. L’amministrazione Trump ha deciso di prolungare la presenza in Siria delle truppe statunitensi, di oltre duemila effettivi, mentre la Turchia sostiene con aiuti militari i ribelli nella zona di Idlib. Si attende un nuovo incontro fra Putin e Erdogan, ma non sembra esserci soluzione, almeno per il momento: ci si prepara alla nuova fase di combattimenti per il controllo del Paese. Intanto, Londra approva la posizione di Ankara, mentre la Lega Araba chiede l’allontanamento immediato delle forze militari turche dall’Iraq.
Le posizioni degli stati membri dell’Unione Europea sono divergenti, seppur si tenda necessariamente a rimanere uniti intorno alla Nato. Proprio per l’impegno atlantico, la Turchia non ha partecipato alle esercitazioni di Vostok 2018 e si è limitata a inviare degli osservatori. Alcuni paesi del blocco occidentale si dicono comunque contrari a un ulteriore deterioramento dei rapporti con la Russia. Una delle maggiori sostenitrici di tale posizione è la Francia, che nel 2017 ha registrato il maggior incremento nelle relazioni commerciali con Mosca fra i paesi europei.
– Newsletter Transatlantico N. 30-2018
September 20, 2018
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