(free) – di Andrew Spannaus –
Il risultato delle elezioni politiche del 2018 in Italia rappresenta un terremoto per il progetto dell’ulteriore integrazione dell’Unione Europea. La grande crescita del Movimento Cinque Stelle, insieme a quella della Lega di Matteo Salvini, significa che ormai la maggioranza degli elettori italiani sostengono partiti che hanno preso una linea dura nei confronti della politica economica dell’Ue, arrivando anche a ventilare l’uscita dell’Italia dalla moneta comune.
Per tutto il 2017 le élite europee si sono preoccupate di una potenziale vittoria di qualche partito populista nelle varie elezioni che si succedevano. Sembrava che l’Unione fosse seriamente a rischio, grazie alla protesta alimentata dal fallimento delle politiche economiche negli ultimi anni, che hanno prodotto ulteriore povertà e precarietà, insieme a forti tensioni intorno al tema dell’immigrazione.
Nelle prime tornate Geert Wilders non ha raggiunto l’obiettivo in Olanda, e Marine Le Pen è stata sconfitta al secondo turno in Francia, facendo pensare che il pericolo fosse passato. Poi ci sono state le elezioni tedesche, però, in cui la crescita dell’Afd è stata accompagnata dal crollo dei due grandi partiti tradizionali, e infine l’entrata nel Governo del Partito della Libertà in Austria.
In Italia la rivolta anti-sistema era scoppiata prima, già nel 2013 con l’affermazione del M5S a livello nazionale. Dunque l’imperativo da allora è stato tenere fuori i grillini e garantire la stabilità del Paese. Ci sono stati scandali e critiche in continuazione, ma non hanno funzionato come sperato: il Movimento è ormai di gran lunga il primo partito del Paese, e pretende un posto a tavola per il futuro.
Come in altri paesi, la vittoria dimostra che non importa se il partito anti-sistema ha soluzioni dettagliate e precise; non importa se è competente e presentabile agli occhi dell’establishment o dei grandi media. Se i partiti tradizionali non rispondono in modo efficace ai problemi reali della gente, gli outsider continueranno a crescere, anche fino al punto di entrare nelle stanze del potere.
Bisogna dire comunque che la nuova legge elettorale ha raggiunto il suo scopo, visto che nel privilegiare le coalizioni sembra probabile che sarà il centrodestra a fare il primo tentativo di costruire una maggioranza di governo, piuttosto che Luigi di Maio nonostante il risultato del M5S. Dunque un’operazione legislativa di successo, ma anche qui piena di rischi. Il Governo dovrà per forza reggersi su parlamentari o gruppi di essi che stavano da un’altra parte durante la campagna elettorale. Cosa penseranno gli elettori che sono già stufi dei giochi della politica?
Per i partiti di stampo populista la sfida sarà di mantenere fede ai propri impegni. Un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro sembra poco probabile a breve; per molti questo è un bene, in quanto aprirebbe a scenari difficili da gestire.
Tuttavia a questo punto si presenta una nuova grande occasione per cambiare i rapporti con l’Ue, riconquistando pezzi di sovranità. Discutere di respingere l’austerità, di riprendere gli investimenti pubblici, e di regolamentare meglio la finanza speculativa diventa un obbligo. Sono tutte questioni che porteranno ad uno scontro con Bruxelles, ma che vanno al cuore degli interessi nazionali, sia italiani sia di altri paesi.
E’ il momento di sfruttare il voto di protesta per procedere verso cambiamenti seri. Non farlo – com’è successo dopo le elezioni del 2013 – significa condannare il paese a difficoltà potenzialmente maggiori in futuro.
– Newsletter Transatlantico N. 8-2018
March 8, 2018
Politica