(free) – di Paolo Balmas-
Quando John Bolton, national security adviser presso la Casa Bianca, è arrivato in Georgia la scorsa settimana, ha annunciato l’incontro fra Trump e Putin che avrà luogo negli Usa nel 2019, in una data ancora da precisare. L’incontro di Washington sarà il terzo, se il prossimo 11 novembre i due presidenti si incontreranno a Parigi nel giorno del centesimo anniversario dell’armistizio di Compiègne fra gli Alleati e la Germania, che sancì la fine della Grande Guerra. Questo secondo appuntamento seguirà il primo avvenuto lo scorso luglio a Helsinki, che si è concluso senza colmare il vuoto fra Washington e Mosca su temi fondamentali come la crisi in Ucraina e la Siria, e altri temi relativamente secondari (non per la politica interna negli Usa), come le interferenze russe nelle scorse elezioni presidenziali americane del 2016.
Sebbene sia stata rivolta molta attenzione all’interesse di Bolton nell’annunciare l’incontro di Washington fra Putin e Trump proprio in Georgia, dove la sconfitta contro le forze armate dell’Ossezia, dell’Abcasia e della Russia ancora brucia dopo dieci anni, la precedente tappa in Armenia rivela un atteggiamento della Casa Bianca nei confronti del Cremlino del tutto diverso, almeno in apparenza. Infatti, durante la visita, Bolton ha dichiarato che gli Usa hanno obiettivi precisi in Armenia, in chiave soprattutto anti-iraniana. Il paese caucasico si trova in una posizione strategica, occupando il centro della regione fra Georgia, Azerbaijan, Turchia e Iran. Inoltre, come membro dell’Unione economica eurasiatica, rappresenta anche un ponte commerciale e diplomatico con Mosca. Il confine fra Armenia e Iran, dato il rafforzamento dei rapporti fra i due paesi, è diventato un luogo nevralgico per le relazioni internazionali iraniane.
Bolton ha addirittura ventilato l’idea di aprire i canali per l’approvvigionamento di armi all’Armenia, andando a colpire così uno dei tasti più delicati per gli equilibri nella regione, visto che la fornitura di armamenti, sia all’Armenia che all’Azerbaijan, è ancora appannaggio di Mosca. I due paesi caucasici, in qualità di ex repubbliche sovietiche, sono sempre rimasti legati alla Russia per gli armamenti. E Mosca non ha mai esitato ad abbandonare il mercato militare azerbaigiano, malgrado l’alleanza con l’Armenia e il conflitto ancora irrisolto del Nagorno-Karabakh. La visita di Bolton è sembrata una minaccia di alterazione dello status quo, in puro stile trumpiano. In fondo, però, è stata anche esaltata la funzione armena di ponte fra la Russia e l’Occidente. Una finzione che del resto l’Armenia ha già assunto da tempo.
– Newsletter Transatlantico N. 36-2018
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November 8, 2018
Politica, Strategia