– di Paolo Balmas –
Lo scorso maggio, nel porto di Murmansk, sulle coste settentrionali della Russia, è stata varata la prima centrale nucleare galleggiante della storia. Costruita a San Pietroburgo dalla Rosatom, la nave è costituita da due reattori della capacità di 35 megawatt ciascuno. Nell’estate del 2019 entrerà in operazione nel porto di Pevek, nella parte orientale del paese, circa 350 km a nord del Circolo Polare. La fonte di energia sarà ben più potente di quanto la città di 5000 abitanti ha realmente bisogno. Infatti, la maggior parte dell’energia prodotta sarà indirizzata alle operazioni di estrazione degli idrocarburi nell’area circostante. I reattori galleggianti sono una delle soluzioni che il governo russo ha escogitato per portare energia nelle zone più impervie del suo territorio, tanto ricche di materie prime ancora non sfruttate. La Russia, negli ultimi anni, ha inoltre valutato la possibilità di sfruttare la nuova tecnologia dei reattori in miniatura, che potrebbero addirittura essere piazzati in aree periferiche delle grandi città per dare energia a interi quartieri. Le grandi potenze dell’Asia, dall’India alla Cina, sembrano interessate a tale eventualità, che tra l’altro permetterebbe una decisa riduzione dell’uso di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), che tra l’altro è uno degli obiettivi comuni per ridurre l’inquinamento atmosferico.
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July 7, 2018
Economia, Notizie